Un evento avvenuto 50 anni fa, ma ancora vivo nel ricordo di molti sambenedettesi, come è viva anche la memoria della Sala Guglielmi e del suo ruolo culturale



Redazione

SAN BENEDETTO DEL TRONTO
Cinquant’anni fa a San Benedetto il grande Andrea Pazienza, nato nella nostra città, il 23 Maggio del 1956 (oggi avrebbe 67 anni), espose per la prima volta in Italia i suoi lavori. Si trattò della prima occasione pubblica in cui il genio del fumetto si presentò ad ammiratori che ne intuirono già il valore assoluto. Pazienza aveva 17 anni.
La mostra si svolse nella Galleria d’Arte Guglielmi di San Benedetto del Tronto, posta tra attuale Caffè Madame e via Paolini, tra il 4 e il 13 dicembre del 1973.

«Prima di fare fumetti dipingevo quadri di denuncia - raccontava lo stesso Pazienza -. Erano tempi nei quali non potevo prescindere dal fare questo. Ma i miei quadri venivano comprati da farmacisti che se li mettevano in camera da letto. Il fatto che il quadro continuasse a pulsare in quell’ambiente mi sembrava oltre che una contraddizione un limite enorme. Da qui il desiderio di fare fumetti».

L’esperienza di Convergenze segna per Andrea Pazienza, che ancora risentiva dell’influenza pittorica paterna, un periodo d’incubazione che lo vedrà infine passare dall’arte visiva del pennarello su carta di grande formato (70x100) a quella più narrativa del fumetto. I suoi quadri di quegli anni raccontano questa transizione, le sue radici artistiche e il richiamo del mediummoderno. Così scriveva il critico Melloni, sullo stesso invito alla mostra: «Mi piace rimarcare la distaccata freddezza con cui questo giovanissimo artista guarda ad alcuni fenomeni della cosiddetta cultura di massa, permettendosi il lusso di farli bersaglio di certi suoi ironici strali, utilizzando gli stessi media attraverso i quali tale cultura si manifesta».

Il ricordo di un evento avvenuto 50 anni fa, ma ancora vivo nel ricordo di molti sambenedettesi, come è viva anche la memoria della Sala Guglielmi e del ruolo culturale che il grande Mario Lupo ha avuto nella nostra città, artista importante e animatore di eventi memorabili, che ricordiamo nella scheda preparata dalla figlia Maristella che di recente ha curato il sito bellissimo dedicato alla vita e all’opera del padre ( www.mariolupo.it).

È giunto il momento di riannodare i fili tra la città e il suo figlio più famoso per creare i presupposti di un salto di qualità nella nostra offerta turistico-culturale senza continuare in una ricerca di manifestazioni superflue e slegate totalmente dal contesto cittadino che hanno prodotto solo esborsi economici consistenti senza reali ritorni di immagine. Per di più sembra ben strano che finora nulla sia stato fatto per rivendicare la figura di Andrea Pazienza come sambenedettese di primario (diremmo assoluto) rilievo nazionale, mentre altri centri  hanno valorizzato i brevi e casuali rapporti biografici che hanno avuto con lui con iniziative diverse e persino permanenti come nel caso di Pescara oggi e in passato San Severo, Bologna, e Montepulciano.
È per questo che la valorizzazione del legame tra San Benedetto e Andrea Pazienza deve diventare un progetto di definitiva collocazione della figura e dell’opera dell’artista nella programmazione culturale sambenedettese, svolgendo una funzione di primaria importanza nell’azione promozionale della città e assumendo anche un carattere di traino alla sua immagine e al suo ruolo regionale e nazionale. Facendo le debite distinzioni, se Urbino ha fatto di Raffaello, che poco o nulla realizzò nella sua patria, la figura trainante della sua immagine nel mondo, noi potremmo e dovremmo fare di Andrea Pazienza, artista della contemporaneità e del linguaggio attuale, la nostra figura artistica capace di trainare nel tempo una San Benedetto “in cerca d’autore”.

Un ricordo di Barbara Di Cretico

Era festa ogni volta che Andrea veniva a San Benedetto. La sua era un'energia contagiosa e piena di calore. Trovava il tempo per tutti. Ero legatissima a lui, il fratello maggiore che avrei voluto avere. Era nato nella casa sul lungomare dei nostri nonni, davanti al Sud-Est che poi ha raccontato nei suoi fumetti. Una casa dove trascorse tante estati e feste familiari.
I pomeriggi del Natale li passavo incollata a lui a vederlo disegnare. Faceva disegni per tutti, iniziava da un particolare insignificante, che all'inizio non capivi, forse una coda, o forse uno zoccolo. Poi lentamente vedevi nascere l’immagine ed era divertente indovinare come sarebbe diventata. Ippopotami, paperini, cavalli, zii col sigaro e gli occhiali scuri.
Non gli piaceva fare ritratti, ma una volta, mentre ero in vacanza a San Menaio, ho talmente insistito che me ne ha realizzato uno a matita, promettendomi di darmelo a Natale colorato, con un uccello sulla spalla e fiori. Ogni Natale tornava col disegno sotto il braccio dicendomi che non era ancora finito, che me l'avrebbe consegnato presto. Poi però all'improvviso Andrea non c'è stato più. Un dolore enorme che oggi è mancanza inconsolabile. In seguito il ritratto non si trovò per anni. Era finito a casa di una persona che, pur sapendo che fosse mio, sembrava essersene scordata. Alla fine sono riuscita a riaverlo così come lo aveva lasciato Andrea, un po’ colorato e un po’ a matita. A me ricorda quell’estate di sedicenne in cui iniziavo a sentirmi grande, con lui e i suoi amici in spiaggia, radiolina e chiacchiere. Profumo di patchouli e aghi di pino. La spensieratezza di un momento in cui tutto sembrava possibile.

Scheda sulla Galleria Guglielmi e Mario Lupo. A cura di Maristella Lupo
 
Sala d'arte Guglilmi
Nel mese di luglio 1966 Mario Lupo apre la “Sala d’Arte Guglielmi” (Guglielmi dal nome del proprietario del locale) con una propria mostra personale. Mario Lupo viveva ancora ad Ancona, si sarebbe trasferito definitivamente a San Benedetto del Tronto con la famiglia l’anno successivo, 1967. La Sala d’arte diventa in breve luogo di incontro di artisti e appassionati d’arte.
Mario Lupo non si limita a esporre le proprie opere, organizza mostre personali e collettive di artisti affermati e di indiscussi maestri, ma anche di giovani artisti ancora sconosciuti.
Tra le mostre di grande rilievo: quella di “Acquarelli inglesi e francesi dell'Ottocento”, delle acqueforti di Piacesi, Bartolini, Carrà e Ligabue, dei dipinti di Tamburi e Casorati, la prima personale di un giovanissimo Andrea Pazienza, nel 1973, nello stesso anno la mostra personale dell’artista Vladimir Makuc. Mostre collettive dedicate al (18x24), che lui chiamava “mostre del piccolo formato”; le opere venivano vendute tutte allo stesso prezzo, indipendentemente dall’artista, per avvicinare il grande pubblico all’acquisto di opere d’arte, anche per i regali natalizi. La sala Guglielmi rimase aperta per circa un decennio (1977/1978 circa), anche se negli ultimi anni, divenne maggiormente luogo esclusivo di esposizione delle opere di Mario Lupo.

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