La professoressa Giancarla Perotti, continua a far conoscere il pensiero di Maritain



A cura di Giancarla Perotti

RUBRICA
Maritain e il Tomismo
“Fu dopo la conversione che conobbi San Tommaso; io che ero passato attraverso tutte le dottrine dei filosofi moderni e non vi avevo trovato che delusione e grandiose incertezze, provai allora come un’illuminazione della ragione; la mia vocazione filosofica mi veniva restituita in tutta la sua pienezza. Guai a me se non tomistizzo, scrivevo in uno dei miei primi libri. E per trenta anni di lavori e di lotte, ho camminato sulla stessa via, sentendo di simpatizzare tanto più profondamente con le ricerche, con le scoperte, con le angosce del pensiero moderno quanto più cercavo di farvi penetrare la luce che ci viene da una sapienza elaborata dai secoli e che resiste alle fluttuazioni del tempo”, così scrive Jacques nel suo libro, scritto nel 1960, Il filosofo nella città.

Per Jacques Maritain, il tomismo rappresenta una componente centrale del suo pensiero filosofico e teologico. Questa corrente filosofica si basa sulle dottrine di San Tommaso d'Aquino, un teologo e filosofo del XIII secolo, che cercò di integrare la filosofia aristotelica con il pensiero cristiano.

Maritain fu uno dei principali esponenti del tomismo nel XX secolo e contribuì a rinnovare l'interesse per la filosofia di Tommaso d'Aquino. Egli vedeva nel pensiero dell’aquinate un approccio filosofico che poteva fornire una solida base per comprendere e affrontare le sfide moderne.

Per il filosofo francese il tomismo era più di una semplice adesione a una filosofia del passato. Era una visione filosofica che poteva illuminare e guidare la riflessione su questioni contemporanee e lo vedeva come un sistema filosofico completo che integrava ragione e fede, natura e grazia, filosofia e teologia.

Secondo Maritain, la filosofia scolastica offriva una via per superare le divisioni tra fede e ragione, così come tra la tradizione filosofica e la modernità. Egli sosteneva che la filosofia di Tommaso d'Aquino fosse in grado di fornire una solida base razionale per comprendere la verità e la realtà, senza contraddire la fede religiosa.

In Per una politica più umana leggiamo: "Certamente se ci fosse una salvezza fuori della Verità, non vorrei questa salvezza, perché amo più la Verità della mia gioia e della mia libertà, o piuttosto so bene che la Verità sola può fare la mia gioia e la mia liberazione", Jacques documenta bene come il conflitto, la relazione vitale tra libertà soggettiva e verità oggettiva furono da lui vissuti nell’esperienza esistenziale prima ancora che nella riflessione filosofica nella quale hanno trovato la loro definizione concettuale.

Per Maritain, il tomismo offriva anche una risposta all'individualismo e al relativismo etico dell'epoca moderna. Egli riteneva che esso potesse fornire principi morali oggettivi e universali, basati sulla natura umana e sulla legge naturale.

Per Jacques Maritain, il tomismo rappresentava un approccio filosofico e teologico che integrava ragione e fede, tradizione e modernità; una risorsa preziosa per affrontare le sfide contemporanee e per sviluppare una visione coerente della realtà e della dignità umana.

Per Jacques Maritain, la verità occupava un ruolo centrale nel suo pensiero filosofico e teologico. Nella sua opera L’ontologia grigia di Cartesio, egli esamina la questione della verità come fondamento della conoscenza. Nel testo Distinguere per unire, espone una concezione gerarchica del sapere e discute la verità come uno dei gradi superiori di conoscenza, mentre ne La filosofia morale esplora la relazione tra verità e morale, affrontando temi come l'etica, la libertà e la coscienza morale. Nel lavoro Arte e scolastica, sebbene non sia specificamente dedicato al concetto di verità, affronta il tema dell'arte e della sua relazione con la verità, esplorando il ruolo dell'arte nella comunicazione di verità spirituali.

Questi sono solo alcuni esempi delle opere di Maritain in cui tratta la verità. La sua riflessione sulla verità è presente in diversi scritti, in cui integra il pensiero filosofico tomista con la sua visione personale della conoscenza, della fede e dell’etica.

Per Jacques, la verità era innanzitutto un principio oggettivo e universale, che trascendeva le opinioni soggettive o le costruzioni culturali. Egli sosteneva che la verità fosse una realtà obiettiva che poteva essere conosciuta e che richiedeva l'adesione della ragione umana.

Tuttavia, Maritain riconosceva anche la complessità della verità e la limitatezza della conoscenza umana, sottolineando che la verità non poteva essere compresa in modo esaustivo dall'intelletto umano, ma che era un mistero che richiedeva l'apertura alla rivelazione divina. La verità rivelata, secondo Maritain, poteva arricchire e completare la comprensione umana della verità.

Inoltre, per Maritain, la verità non era solo una questione intellettuale, ma aveva implicazioni pratiche ed etiche, infatti sosteneva che la verità richiedesse un impegno attivo nella vita e nell'azione. La conoscenza della verità doveva portare a una risposta responsabile e a un agire coerente con essa.

Un altro aspetto importante della concezione di Maritain sulla verità era la sua relazione con la libertà. Egli sosteneva che la verità e la libertà erano intimamente connesse. La verità, intesa come ricerca della realtà oggettiva, liberava l'individuo dalla soggettività e dal relativismo, consentendo una vera realizzazione della persona.

In conclusione, per Jacques Maritain, la verità era una realtà obiettiva e universale, che richiedeva l'adesione della ragione umana e l'apertura alla rivelazione divina.

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