In Abruzzo le prese in carico del servizio di giustizia riparativa, su invio degli organismi giudiziari e dei servizi sociali della giustizia, sono stati 70 autori di reato e un numero pari di vittime, e si è provveduto a strutturare azioni di mediazione penale o, in alternativa, percorsi di giustizia riparativa
Redazione
PESCARA
Nasce come attività di supporto alle vittime di reato, ma si rivolge anche agli autori di reato: si tratta della giustizia riparativa, entrata nell’alveo degli istituti giuridici con la riforma "Cartabia". La giustizia riparativa scaturisce da una prospettiva diversa di giustizia, per la quale l’esigenza primaria non è quella di punire il reo, ma quella di individuare il modo migliore per riparare il danno cagionato dal reato. La riparazione assume una valenza soprattutto etica, con l’obiettivo di farsi carico della sofferenza fisica e psicologica della vittima e di responsabilizzazione del reo, attraverso l’adesione a percorsi di mediazione. Un primo bilancio dell’attività in Abruzzo verrà tracciato, giovedì 26 ottobre (ore 15), nell’auditorium "Petruzzi" del Museo delle Genti, a Pescara, nel corso di un convengo dal titolo: “Raccontare la giustizia riparativa”. Le prime attività in tema di Giustizia riparativa sono state rese possibili, grazie al progetto nazionale Rime (Riparazione mediazione vittime), finanziato dalla Casse ammende, in partenariato con la Regione Abruzzo, il tribunale di sorveglianza, quello per i minorenni, l’amministrazione penitenziaria, Anci Abruzzo, e Garante dei detenuti.
In Abruzzo le prese in carico del servizio di giustizia riparativa, su invio degli organismi giudiziari e dei servizi sociali della giustizia, sono stati 70 autori di reato e un numero pari di vittime, e si è provveduto a strutturare azioni di mediazione penale o, in alternativa, percorsi di giustizia riparativa.
Il servizio di assistenza alle vittime di reato ha registrato l’accesso di 25 vittime cui sono state destinate, a seconda dell’esperienza di vittimizzazione, le seguenti prestazioni: accoglienza, informazione sui diritti, sostegno psicologico, e accompagnamento ad altri servizi. Attività di presa in carico sono state strutturate in forma dedicata anche all’interno degli istituti penitenziari della regione, registrando un accesso di 50 ospiti che hanno preso parte ai cosiddetti dialoghi riparativi, finalizzati alla elicitazione dell’attenzione nei confronti della vittima e del danno inferto. Coinvolti anche 200 studenti delle scuole abruzzesi tra gli 11 e i 18 anni, ai quali sono stati illustrati i primi rudimenti della “cultura della riparazione” mediante attività laboratoriale.
© Riproduzione riservata - L'Alba