I conflitti armati generano spesso gravi crisi umanitarie, con necessità di assistenza per rifugiati, sfollati e popolazioni colpite dalla violenza



Testo di Simone Corradetti

ASCOLI PICENO
<<Con molta preoccupazione - afferma il console onorario della Moldova Roberto Galanti - ne avevamo parlato con l'amico Ciro Cocozza già generale di Corpo d’armata, capo di Stato maggiore del comando delle forze alleate del Sud Europa, con responsabilità su tutte le operazioni Nato nei Balcani e in Iraq, e che ha svolto l’incarico di consigliere militare della delegazione italiana al consiglio atlantico di Bruxelles. Oggi più che mai il rischio di scongelamento dei conflitti, alcuni già in “attività” bellica, è di attualità estrema. Per evitare lo "scongelamento" dei conflitti (ce ne sono tanti anche non lontani), sia a livello geopolitico che interpersonale, è fondamentale adottare strategie mirate. I rischi dello "scongelamento" dei conflitti variano a seconda del contesto in cui si verificano. Rinascita delle ostilità: Il rischio principale è la ripresa delle violenze, con conseguenti perdite di vite umane, distruzione di infrastrutture e sfollamento di popolazioni. Instabilità regionale: la riattivazione di un conflitto può destabilizzare intere regioni, innescando un effetto domino con il coinvolgimento di altri Paesi. Crisi umanitarie: i conflitti armati generano spesso gravi crisi umanitarie, con necessità di assistenza per rifugiati, sfollati e popolazioni colpite dalla violenza. Aumento delle tensioni internazionali: lo "scongelamento" di conflitti può acuire, così come in questo momento, le tensioni tra le potenze mondiali, aumentando il rischio di escalation e conflitti più ampi. Stati a riconoscimento limitato: talvolta i conflitti congelati possono dare origine, a Stati, a riconoscimento limitato, che aumentano l'instabilità geopolitica. Lo scioglimento dell'Unione sovietica nel 1991 ha segnato una svolta cruciale nella storia mondiale, con ripercussioni che si protraggono fino ai conflitti odierni. Ecco una panoramica dei punti salienti: la dissoluzione dell'Urss ha posto fine alla 'guerra fredda', il lungo periodo di tensione geopolitica tra il blocco sovietico e il blocco occidentale. Nascita di nuovi Stati: la dissoluzione ha portato alla nascita di 15 nuovi Stati indipendenti, ciascuno con la propria storia, cultura e sfide. Instabilità e conflitti: il vuoto di potere lasciato dall'Urss ha contribuito a una serie di conflitti regionali, tra cui le guerre nei Balcani, i conflitti nel Caucaso e le terribili tensioni tra Russia e Ucraina. Ascesa della Russia: la Federazione russa, erede dell'Urss, ha cercato di riaffermare il suo ruolo di potenza globale, portando a tensioni con l'Occidente. I conflitti odierni. Guerra russo-ucraina: il conflitto iniziato nel 2014 e intensificato nel 2022 è una diretta conseguenza delle tensioni post-sovietiche, con la Russia che cerca di mantenere la sua influenza sull'Ucraina e quest'ultima che aspira all'integrazione europea. Tensioni nel Caucaso: i conflitti tra Armenia e Azerbaigian per il Nagorno-Karabakh sono un'altra eredità della dissoluzione dell'Urss, con la Russia che gioca un ruolo di mediatore e garante della sicurezza. Rivalità tra grandi potenze: la competizione tra Russia, Stati Uniti e Cina per l'influenza globale è un fattore chiave nei conflitti odierni, con l'Ucraina che è diventata un campo di battaglia per questa rivalità. Punti chiave: la dissoluzione dell'Urss ha creato un periodo di instabilità e conflitti che perdura ancora oggi. La guerra russo-ucraina è il conflitto più significativo dell'era post-sovietica e ha profonde implicazioni per la sicurezza europea e globale. Le rivalità tra grandi potenze continuano a plasmare il panorama geopolitico e a influenzare i conflitti regionali. In sintesi - conclude Galanti -, lo scioglimento dell'Unione sovietica ha innescato una serie di eventi che hanno portato ai conflitti odierni, con la guerra russo-ucraina che rappresenta il culmine di queste tensioni>>.

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