La CNA di Ascoli: «Il governo sostenga gli investimenti per garantire un futuro all’imprenditoria locale»
Redazione
ASCOLI PICENO
Reduci da due anni trascorsi all’insegna dell’emergenza sanitaria prima, geopolitica ed energetica poi, le imprese del Piceno vivono uno dei momenti più delicati della storia recente.
Nel bel mezzo di una spirale inflazionistica che non accenna a placarsi, il vertiginoso aumento dei prezzi delle materie prime e dell’energia, unito agli ultimi strascichi delle chiusure forzate della pandemia, ha di fatto costretto famiglie e imprese da un lato a tirare la cinghia e, dall’altro, a mettere mano al portafoglio per far fronte ai continui rincari degli ultimi tempi, con un inevitabile contraccolpo sul piano dei consumi.
Con le festività natalizie ormai alle porte e alla vigilia delle settimane più calde dell’anno sul fronte degli acquisti, la sensibile contrazione delle spese, con particolare attenzione al comparto alimentare, è un aspetto che di certo non può non destare preoccupazione agli occhi della CNA di Ascoli, che sulla base dell’esperienza diretta dei propri imprenditori e delle innumerevoli difficoltà emerse negli ultimi mesi, sottolinea la necessità di azioni tempestive da parte delle istituzioni per consentire agli imprenditori del Piceno di lasciarsi alle spalle un biennio da dimenticare.
Se è vero che circostanze straordinarie richiedono interventi straordinari, sulla scia della lettera inviata dalla CNA nazionale al presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ai ministri Urso, Pichetto Fratin e Fitto, l’associazione territoriale di Ascoli si unisce all’appello alle istituzioni chiedendo l’applicazione di misure strategiche e non solo emergenziali, che oltre a traghettare imprese e famiglie al di fuori della crisi possano garantire un futuro luminoso all’imprenditoria locale.
In questo senso, il credito d’imposta per l’acquisto di energia e gas, l’azzeramento degli oneri di sistema per il primo trimestre 2023, la riduzione dell’Iva e il contenimento dei costi energetici previsti dalla manovra finanziaria varata dal governo rappresentano indubbiamente delle buone notizie per chi fa impresa, che tuttavia ha bisogno di poter contare su un sostegno concreto in termini di investimenti innovativi, la via maestra individuata dalla CNA Picena per ridare slancio alle piccole e medie imprese.
Prendendo spunto dalle criticità del presente, un primo intervento da mettere in campo riguarda l’erogazione di un incentivo per l’installazione di impianti di autoproduzione da fonti rinnovabili e la creazione di comunità energetiche rinnovabili. I tempi sono ormai decisamente maturi per compiere un primo passo verso la sostenibilità e l’indipendenza energetica, concetti fondamentali per poter valorizzare appieno un patrimonio immobiliare che su scala nazionale conta 400 milioni di metri quadrati e un potenziale di 50.000 MW.
L’obiettivo deve essere rappresentato da un graduale ritorno alla normalità per tutte le piccole realtà economiche del territorio che, al netto delle criticità degli ultimi mesi, non si arrendono di certo di fronte all’avanzata del caro vita.
Secondo quanto riportato dall’Osservatorio Trend Marche, infatti, nel periodo compreso tra aprile e giugno, pur al netto di un’emergenza energetica ancora lontana dal suo picco massimo, i ricavi delle piccole e micro imprese sono aumentati dell’8,5% rispetto al trimestre precedente, con un ulteriore +29% fatto registrare dalle aziende marchigiane in ottica export. Cresce anche il numero complessivo di occupati nelle Marche, che sale a oltre 639.500 unità superando dell’1,4% il dato del 2019.
Per quanto riguarda invece le dinamiche occupazionali del territorio, nonostante il drastico calo del numero di marchigiani in cerca di lavoro, attualmente al di sotto delle 35.000 unità, a fronte delle quasi 50.000 unità nel secondo trimestre 2021, le ultime rilevazioni confermano un’evidente criticità in termini di manodopera specializzata, una necessità che negli ultimi mesi la CNA di Ascoli ha già manifestato a più riprese.
Pur costituendo il Piceno la provincia marchigiana con il miglior saldo, peraltro l’unico positivo, nel confronto tendenziale tra il secondo trimestre 2021 e il secondo trimestre 2022 in termini di occupazione (+11,9%), di questi tempi la relativa facilità con cui figure professionali altamente formate riescono a inserirsi nel mondo del lavoro finisce per scontrarsi con l’evidente carenza di risorse da impiegare in comparti che richiedono una specializzazione, in un rovescio della medaglia che inevitabilmente finisce per penalizzare chi continua a investire in settori fondanti dell’economia locale.
In particolare, sui 1.140 nuovi ingressi nel mondo delle imprese della provincia stimati per il mese di novembre, 120 erano riservati a operai specializzati nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici, con un tasso di difficoltà di reperimento che si aggira addirittura intorno all’82,6% dei casi. Percentuale decisamente eloquente, frutto di un 45,5% dei casi per i quali si lamenta l’assenza di candidati, e di un 37,2% di nuovi ingressi costretti a fare i conti con un grado di preparazione inadeguato alle mansioni richieste.
Lo stesso dicasi per il comparto metalmeccanico, alle prese nel 52,5% dei casi con una grave carenza in termini di disponibilità occupazionale, e per gli operai specializzati dell’industria tessile e dell’abbigliamento, con il 46,2% di irreperibilità e un preoccupante 17,9% di manodopera con requisiti formativi al di sotto degli standard richiesti, percentuale che sale vertiginosamente al 28,6% nel settore estetica.
Per chiudere il cerchio sulla preoccupante condizione odierna del mercato del lavoro, un ulteriore dato fotografa al meglio il momento decisamente complesso vissuto dalle nostre imprese anche dal punto di vista dell’andamento demografico, un aspetto di natura antropologica e culturale che inevitabilmente finisce per ripercuotersi anche sul mondo delle imprese. Nel giro di un anno, infatti, dal secondo trimestre del 2021 al medesimo periodo del 2022, il nostro Paese ha assistito a un calo del 2,1% in termini di popolazione nella fascia compresa tra 0 e 14 anni, in una tendenza al ribasso che coinvolge tutto lo spettro demografico con un impatto tuttavia ben maggiore sulle nuove generazioni, mettendo evidentemente a repentaglio il futuro dell’imprenditoria locale.
«Viviamo in una Paese che sta invecchiando, al pari delle prospettive di sviluppo per le nostre aziende - sottolinea Francesco Balloni, direttore della CNA di Ascoli -. Come associazione continuiamo a svolgere una preziosa funzione di raccordo tra rappresentanti delle istituzioni e imprenditori, che di questi tempi necessitano di soluzioni tempestive e in grado di garantire risultati concreti sul fronte di un graduale ritorno alla normalità. Dimostrando ancora una volta passione, sacrificio e amore per il territorio, il tessuto imprenditoriale del Piceno continua a lanciare segnali importanti in termini di occupazione e ripresa, ma è indispensabile che il governo sostenga concretamente chi, nonostante tutto, intende continuare a investire creando sviluppo e nuovi posti di lavoro».
«Apprezziamo i primi provvedimenti varati dal governo Meloni - conferma Arianna Trillini, presidente della CNA di Ascoli - ma per assicurare la dovuta stabilità a imprenditori e famiglie c’è bisogno di ulteriori misure e investimenti in chiave innovativa. Il tessuto imprenditoriale del Piceno è composto da piccole e piccolissime realtà imprenditoriali che meritano essere poste nelle migliori condizioni per poter mettere in campo la propria professionalità per continuare a rappresentare un’autentica eccellenza del territorio».
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