Verità e giustizia per Giovanni. La famiglia chiede una perizia sul video







Redazione

PRATO
La morte del giovane ciclista Giovanni Iannelli, causata dal grave incidente avvenuto il 5 ottobre 2019 (ore 16.24 circa) a Molino dei Torti (Alessandria) durante una competizione sportiva, è ancora avvolta da molti dubbi sulle misure di protezione e sicurezza che avrebbero dovuto installare in prossimità della linea d’arrivo della gara. Infatti, il 22enne di Prato in sella alla sua bicicletta da corsa, si trovava ad affrontare gli ultimi 144 metri dal traguardo e durante la volata finale è caduto, battendo la testa contro uno dei pilastri delle abitazioni sul ciglio della strada in via Roma. Subito soccorso dai sanitari del 118, trasferito in elisoccorso all’ospedale di Alessandria e operato d’urgenza, muore due giorni dopo (7 ottobre) a causa del trauma riportato nel violento impatto.
Il padre di Giovanni, l’avvocato Carlo Iannelli, non si arrende e chiede giustizia, trattandosi di un tratto stradale che andava maggiormente protetto con delle transenne come previsto dai parametri di legge, considerato che la corte sportiva d’appello di Roma ha stabilito che erano state installate 26 transenne sul lato sinistro e 24 su quello destro. Una protezione totale di 52 metri a sinistra, e 48 a destra. Per questo motivo sul luogo preciso dell’incidente non erano presenti protezioni per gli atleti in corsa. Una strada in leggera discesa tra le abitazioni, senza marciapiede, e con una semicurva a “S”.
Per tutti questi motivi abbiamo intervistato il papà dello sfortunato corridore.


Avvocato Iannelli, quali anomalie sono state riscontrate sul percorso di gara, anche attraverso le vostre indagini difensive?

<<Le anomali sono evidenti, così come le negligenze degli organizzatori e degli altri soggetti coinvolti a vario titolo in quella corsa ciclistica mortale. Basta guardare le immagini e soprattutto il video per capire in maniera inequivocabile che si è trattata di una tragedia annunciata. Di una morte che poteva, che doveva essere evitata. Quella gara nasce già viziata in partenza, poiché il programma viene approvato dalla struttura tecnica del comitato regionale Piemonte senza i documenti relativi alla sicurezza, obbligatoriamente previsti dal Regolamento Tecnico della FCI. Documenti che tra l’altro compaiono nel giudizio sportivo svoltosi avanti alla Corte Sportiva d'Appello della FCI. Inoltre non ci sono le transenne, né una balla di paglia, né un materasso, né qualsiasi altra forma di barriera a copertura, a protezione delle decine di ostacoli che costellano quella specie di rettilineo (in realtà una S), sito in Via Roma a Molino dei Torti. La predetta Corte Sportiva di Appello, al termine dell’istruttoria, accerta e sanziona, nella misura massima, il GS Bassa Valle Scrivia, società organizzatrice di quella corsa ciclistica, per due gravissime irregolarità direttamente correlate con l’evento mortale di mio figlio: la transennatura insufficiente e non conforme a quanto previsto dal regolamento tecnico della FCI, e la pericolosità di quel rettilineo di arrivo. Tra l'altro, avanti al tribunale federale della FCI, il presidente di quella società ciclistica, il direttore di corsa ed il vice direttore di corsa, chiedono l’applicazione della pena ed ottengono un patteggiamento con pene che ho definito assolutamente inadeguate. Quel giudizio si è svolto in maniera anomala, ma questo meriterebbe un capitolo a parte; dico soltanto che nella mia denuncia del marzo 2020, assolutamente non considerata dalla procura federale della FCI, avevo evidenziato dei presunti illeciti sportivi>>.

Secondo Lei, perché non sono stati ascoltati gli altri testimoni sul luogo della tragedia?

<<Questo non lo so. Bisognerebbe chiederlo ai Carabinieri di Castelnuovo Scrivia (Alessandria), che quel giorno non hanno svolto alcuna investigazione,  neppure una fotografia con il cellulare, hanno sentito solamente una giudice di gara, la quale ha rilasciato tutta una serie di dichiarazioni che non reputo attendibili. Quei Carabinieri che avvisano il Pubblico Ministero di Alessandria dopo due ore dal loro arrivo. Almeno avrebbero dovuto circoscrivere ed isolare la zona dell'incidente mortale per i rilievi di legge>>.

Con quali motivazioni la Procura della Repubblica di Alessandria, ha deciso di chiedere l'archiviazione nel dicembre 2020?

<<Motivazioni assurde ed inconcepibili, perchè smentite da circostanze oggettive, pareri, perizie ed altro. Invito comunque tutti a leggere la richiesta di archiviazione avanzata dal Pubblico Ministero, ed anche l’ordinanza emessa dal GIP di Alessandria, che ha dichiarato inammissibile la mia opposizione alla richiesta di archiviazione. Quest’ultimo in sostanza scrive nella sua ordinanza che il ciclismo è uno sport pericoloso, e che dunque il corridore che si mette il dorsale sulla schiena accetta tutti i rischi, anche quello di morire. Si badi bene a 144 metri dalla linea di arrivo, durante la scontata, matematica, volata finale di gruppo a ranghi compatti. Mi verrebbe da dire a quei giudici che anche lavorare in fabbrica o in un cantiere edile, ad una macchina o su di un’impalcatura è pericoloso. E proprio per questo esistono le misure di sicurezza. E che quando purtroppo si verifica l’incidente, ci “scappa il morto”, significa che quelle misure sono state violate>>.

Quali ulteriori accertamenti chiede all'Autorità Giudiziaria, considerata la mancata perizia sul video più volte divulgato pubblicamente?

<<Sono tanti, molteplici, oggetto specifico di ben due istanze successive all’archiviazione. La prima delle quali è stata respinta in poco tempo. La seconda invece è stata sul tavolo del Procuratore Capo di Alessandria per sei mesi, ed è stata respinta dallo stesso. In quella seconda istanza sono indicati anche due ipotesi di reato a carico del consulente del Pubblico Ministero, ma non mi risulta che sia stata svolta alcuna indagine, e che dunque sia stata esercitata l’azione penale. Periziare il video è fondamentale, poiché “parla da solo”. Da ultimo anche il RIS di Parma, su mia richiesta, si è dichiarato disponibile a periziarlo se delegati dal giudice. In tal senso ho rivolto istanza al giudice relativamente alla quale sono in attesa di una risposta>>.

Quali accertamenti non sono stati effettuati sul luogo dell'incidente?

<<Come detto, quel giorno i Carabinieri di Castelnuovo Scrivia non hanno circoscritto la zona del tragico incidente per i rilievi. Che io sappia il Pubblico Ministero non si è mai recato sul luogo dell’evento mortale per rendersi conto di persona dello stato dei luoghi; si è affidato solamente al suo consulente, poiché responsabile della commissione nazionale direttori di corsa e sicurezza della FCI. In altre parole il Pubblico Ministero, che sta indagando su eventuali responsabilità che sarebbero ascrivibili a soggetti tesserati per la FCI, nomina nonostante le mie formali opposizioni, un componente apicale della FCI. Il P.M. chiede l’archiviazione del procedimento penale per l’omicidio colposo di mio figlio>>.

Quali sono le cariche dello Stato da Lei interpellate, e se ha ricevuto una risposta/incontro?

<<In questi due anni e passa mi sono rivolto a tutti, ma non ho ottenuto risposte concrete da nessuno. Sembra quasi che questa storia faccia paura a molti. Che celebrare quel processo, che è quello che chiedo, significherebbe aprire un vaso, per cui meglio archiviare con buona pace di tanti>>.

Qual è il ricordo più bello di Suo figlio, e cosa vi siete detti prima della competizione ciclistica del 5 ottobre 2019?

<<Sono tanti, tantissimi. Ciclisticamente parlando quando a 17 anni e mezzo ha indossato la maglia azzurra per andare a correre con la Nazionale juniores la corsa dei suoi sogni la Parigi- Roubaix. Vederlo arrivare ed entrare in quel velodromo dove si sono scritte le più belle pagine del ciclismo, è un qualcosa che è impresso in maniera indelebile nella mia mente. Ma anche quando, vincendo la prima corsa della carriera, sempre da juinires, ha battuto in volta il campione italianao ed il campione toscano. Una vittoria veramente da incorniciare. Al di fuori del ciclismo, quando veniva nel mio studio, si stava preparando in diritto commerciale ed a breve si sarebbe laureato in economia aziendale all’Università di Firenze, perché Giovanni non era soltanto un Corridore (con la C maiuscola, che ha sempre fatto lo sport ed il ciclismo come si dovrebbe fare). Giovanni era un ragazzo esemplare sotto tutti i punti di vista. Il figlio, il fratello, il fidanzato, e l’amico che tutti vorrebbero avere. La bontà, e la bellezza fatta in persona. Quel giorno io non c’ero a Molino dei Torti, avevo accompagnato Giovanni la mattina presto al ritrovo della squadra, sarei andato il giorno successivo, domenica, ad aspettarlo sull’arrivo della Milano - Rapallo, per cui l’ho salutato bello e sorridente come sempre, l’ho visto salire su quel furgone, salutarmi con la mano e l’ho rivisto quella sera alla rianimazione di Alessandria>>.







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