Per tutelare le maestranze artigiane impegnate in un processo produttivo in grado di coinvolgere migliaia di fornitori, professionisti e operatori del settore, la Cna locale evidenzia l’importanza di scaricare a terra gli incentivi e le agevolazioni ancora in attesa di effettiva attuazione
Redazione
ASCOLI PICENO
Con oltre 300 posti di lavoro a rischio e una rete di centinaia di piccole e medie imprese dell’indotto potenzialmente destinata al collasso, la Cna di Ascoli ribadisce la necessità di mettere in campo soluzioni concrete e tempestive per scongiurare il rischio di una chiusura per lo stabilimento Beko di Comunanza.
A pagare il prezzo della delocalizzazione, che dal 2018 a oggi ha già comportato la perdita di ben 193 posti di lavoro (dagli allora 515 agli attuali 322) nella fabbricazione di elettrodomestici, sarebbero in primo luogo la stessa Comunanza, che attualmente conta su un bacino d’utenza giornaliero di 10.000 visitatori a fronte di circa 3.000 residenti, e le aree interne ma anche, inevitabilmente, le virtuose dinamiche socioeconomiche innescate dal mercato dell’elettrodomestico su tutto il territorio Piceno, dall’entroterra alla costa.
Per tutelare le maestranze artigiane impegnate in un processo produttivo in grado di coinvolgere migliaia di fornitori, professionisti e operatori del settore, la Cna locale evidenzia l’importanza di scaricare a terra gli incentivi e le agevolazioni ancora in attesa di effettiva attuazione, ma soprattutto il bisogno di ricorrere a degli strumenti in grado di garantire nell’immediato un aiuto concreto a chi, nonostante tutto, continua a credere nella rinascita delle aree interne.
È il caso degli incentivi previsti nell’ambito della zona industriale “Val Vibrata-Valle del Tronto Piceno” riconosciuta come area di crisi industriale complessa e, in quanto tale, già beneficiaria nel corso degli anni di finanziamenti e interventi volti a sostenere il rilancio dell’area.
Con un decreto ministeriale già operativo a integrare lo strumento agevolativo della legge 181 del 1989 per i 40 comuni marchigiani compresi nei distretti di Ascoli, Comunanza, Martinsicuro e San Benedetto, l’area di crisi industriale complessa può rappresentare il primo tassello di un’azione collettiva che dovrà coinvolgere l’intero territorio provinciale, da promuovere in maniera corale con il sostegno delle istituzioni locali e nazionali.
Il rifinanziamento degli incentivi già applicati nel recente passato, infatti, faciliterebbe l’arrivo di nuovi investimenti nell’area, agevolando realtà già attive come Beko nella permanenza sul territorio, e attirando nuove potenziali iniziative imprenditoriali in grado di dare nuova linfa all’economia locale e all’occupazione in un’area che, più di ogni altra, vive l’incubo dello spopolamento.
Si tratterebbe di un indispensabile primo passo in vista di un percorso di sensibilizzazione delle istituzioni e del tessuto imprenditoriale che, per scongiurare lo smantellamento di un distretto determinante per l’economia locale, dovrà portare in tempi brevi a fornire garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali e produttivi delle aree interne e di tutto il Piceno.
«Come associazione auspichiamo che le istituzioni riconoscano la gravità della situazione e rispondano con tempestività attraverso delle misure straordinarie, in grado di invertire una rotta estremamente preoccupante per il territorio - affermano Francesco Balloni e Arianna Trillini, direttore e presidente della Cna di Ascoli -. Parallelamente, sarà indispensabile sbloccare il rifinanziamento delle agevolazioni previste per l’area di crisi complessa, un’opportunità strategica che può garantire risorse tangibili per le imprese, preservando centinaia di posti di lavoro e garantendo lo sviluppo delle nostre comunità. Da troppo tempo le imprese e gli operatori del settore sono chiamati a fronteggiare criticità ormai divenute insostenibili: è giunto il momento di proporre e riproporre degli strumenti che facilitino l’accesso ai finanziamenti, incentivino gli investimenti e stimolino la crescita economica. Come associazione di imprenditori sappiamo perfettamente che gli aiuti a pioggia non sono efficaci, ma devono essere indirizzati su investimenti materiali e immateriali in grado di portare un effettivo valore aggiunto alle imprese già insediate o che decideranno di insediarsi. Fondamentali - concludono - sono gli investimenti in innovazione e digitalizzazione per creare le basi di un sostanziale vantaggio competitivo».
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