In questo senso, la crescita dei tassi finirà inevitabilmente per ripercuotersi sulla quotidianità del tessuto imprenditoriale e della cittadinanza
Redazione
ASCOLI PICENO
La scelta della Banca centrale europea di aumentare i tassi di interesse di un quarto di punto percentuale desta grande preoccupazione tra gli imprenditori del Piceno.
A farsi portavoce degli inevitabili timori espressi dal territorio è la Cna di Ascoli, che di fronte all’eventualità di un possibile ulteriore rialzo nel mese di luglio evidenzia l’effetto potenzialmente drammatico sulla stabilità delle micro, piccole e medie imprese, già messe a dura prova dalle fin troppe criticità che oggi affliggono il mondo del lavoro.
Con diversi Stati europei già in regime di recessione, la stretta monetaria imposta dalla Bce rischia di trascinare nel baratro le realtà produttive del nostro Paese, danneggiando pesantemente famiglie e aziende che per finanziarsi ricorrono necessariamente al credito bancario.
In questo senso, la crescita dei tassi finirà inevitabilmente per ripercuotersi sulla quotidianità del tessuto imprenditoriale e della cittadinanza, mettendo a rischio la sopravvivenza dei soggetti finanziariamente più fragili.
Un aumento peraltro decisamente considerevole, finalizzato ad abbattere l’impatto dell’inflazione ma destinato ad aggiungersi ai ben noti e continui rincari che, tra costi energetici alle stelle e prezzi delle materie prime in vertiginosa ascesa, hanno caratterizzato in maniera trasversale i bilanci di imprese e nuclei familiari negli ultimi mesi.
«In una fase delicata come quella che stiamo vivendo, l’aumento dei tassi di interesse rischia di compromettere la capacità di investimento e le prospettive a medio-lungo termine di tante piccole realtà imprenditoriali - afferma Francesco Balloni, direttore della Cna picena -. In queste settimane, peraltro, molte imprese hanno ripreso a pagare dopo le rinegoziazioni dei finanziamenti disposte in piena emergenza sanitaria, sebbene i volumi di attività e fatturato fatichino a tornare sui livelli pre-Covid per via delle attuali difficoltà.
Quella della Bce è una scelta poco lungimirante, che va ad alimentare ulteriormente un clima di incertezza generale e di sfiducia nei confronti di un mercato ancora condizionato dalle contingenze negative degli ultimi tre anni».
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