Un segnale di devozione, speranza, giustizia e pace
Redazione
OFFIDA
Si è conclusa nel migliore dei modi la settimana Santa ad Offida, con una folla di fedeli che ha accompagnato il ritorno della processione del Cristo Morto di venerdì, 15 aprile, dopo due anni di “stop forzato” a causa della pandemia da Coronavirus. Un grande segnale di devozione che riaccende la speranza per famiglie in difficoltà, i malati e per la pace nel mondo, considerati i tragici episodi che arrivano quotidianamente dalla guerra in Ucraina.
La processione affonda le sue origini nel 1770, quando la Confraternita dei Santissimi Cuori di Gesù e Maria, acquista la chiesa di San Giovanni, oggi dell’Addolorata, e assume solennemente l’impegno di svolgere la funzione religiosa per le strade del paese.
Il grande carro con baldacchino, chiamato da tutti “la bara”, che oggi trasporta il Cristo per le vie di Offida, è del 1870 ed è straordinaria opera di artigiani locali. In particolare, i ricami in argento sul drappo nero furono eseguiti dalle monache benedettine e dalle più abili donne del luogo.
Il carro, che sostituì la precedente inadeguata lettiga, fu progettato da Alcide Allevi e le decorazioni furono eseguite dall’ascolano Lorenzo Mancini, per un costo complessivo di circa duemila lire.
La bara viene mossa su ruote da sei uomini alloggiati all’interno che, durante la processione per le vie della cittadina, seguono la linea nera appositamente disegnata sulla carreggiata.
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