Grande apprezzamento del console onorario della Repubblica Moldova sull'evento promosso dal Csi, a palazzo dei Capitani



Redazione

ASCOLI PICENO
<<Non capita spesso - afferma il console onorario della Moldova Roberto Galanti - di partecipare a un convegno, seppur dal contenuto "triste", ma ben organizzato, di livello e qualificato svoltosi ieri, venerdì 29 novembre, nella sala dei Savi, a palazzo dei Capitani>>.
Organismo organizzatore il Csi provinciale con il patrocinio del comune di Ascoli, che ha dato la possibilità, vista anche la presenza di autorevoli relatori, di parlare di un grave problema quale quello dei suicidi in divisa.

Relatori: colonnello Massimiliano Salce (Ris.) della Guardia di finanza e autore del libro presentato, il criminologo Nello Giordani, e la psicologa Giulia Dionisi.

A moderare professionalmente l'incontro, Francesco Prunella (sostituto commessario della Polizia penitenziaria in quiescenza).
In apertura dei lavori, molto apprezzati gli interventi del prefetto di Ascoli Sante Copponi, del procuratore capo della Repubblica di Ascoli Umberto Monti, del vicesindaco Massimiliano Brugni, del consigliere regionale Monica Acciarri, e degli onorevoli Roberto Cataldi e Rachele Silvestri.

Punto di partenza dei lavori, alcuni dati sui quali è necessario riflettere:
202 suicidi negli ultimi 5 anni; 26 dal primo gennaio a oggi;
459 da gennaio 2014 a novembre 2024.

Il tema dei suicidi in divisa costituisce un problema grave e complesso che affligge, purtroppo, le forze dell'ordine e le forze armate di molti Paesi. Questa tragica realtà ha attirato l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica, sollevando interrogativi sulle cause profonde di tale fenomeno e sulle ipotizzabili soluzioni.

Queste alcune considerazioni del console onorario Galanti: <<Perché si verificano i suicidi in divisa? Le ragioni che spingono un membro delle forze dell'ordine o delle forze armate a togliersi la vita sono molteplici e spesso si intrecciano tra loro. Tra i fattori più comunemente citati: stress psicologico, l'esposizione continua a situazioni di pericolo, violenza e morte può provocare un profondo fattore emotivo e psicologico; isolamento sociale, la natura stessa del lavoro, che richiede spesso di lavorare a turni e in ambienti isolati, può portare all'isolamento sociale e alla difficoltà nel chiedere aiuto; senso del dovere e vergogna. Molti appartenenti alle forze dell'ordine e alle forze armate sentono un forte senso del dovere e possono provare vergogna nel chiedere aiuto, temendo di essere giudicati deboli o incapaci; problemi familiari. Le difficoltà familiari, come separazioni, divorzi o problemi economici, possono "aggravare" lo stress psicologico e contribuire al rischio di suicidio; accesso alle armi. L'accesso facile alle armi da fuoco, parte integrante dell'equipaggiamento di molti operatori, può rappresentare un fattore di rischio aggiuntivo; mancanza di supporto psicologico. Non sempre è presente un adeguato supporto psicologico per gli operatori, che spesso si trovano a dover affrontare da soli le proprie difficoltà. Cosa si può fare? Per affrontare il problema dei suicidi in divisa è necessario un approccio multidisciplinare che coinvolga: prevenzione e formazione per offrire un'adeguata conoscenza agli operatori per aiutarli a gestire lo stress, a riconoscere i segnali di allarme e a chiedere aiuto. supporto psicologico. Garantire l'accesso a servizi di supporto psicologico facilmente accessibili e confidenziali; una cultura che valorizzi il benessere psicologico degli operatori e che incoraggi a chiedere aiuto. Intervento identificazione precoce per avere strumenti per identificare precocemente i soggetti a rischio e intervenire tempestivamente; assistenza alle famiglie per offrire sostegno ai superstiti delle vittime. In sostanza si capisce bene come il problema sia complesso e non facile da risolvere, ma cerchiamo, per quanto possiamo, di "aiutare chi ogni giorno ci aiuta">>.

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