Tra le quasi 100 pagine dello studio emerge un panorama imprenditoriale nazionale caratterizzato da una preoccupante frammentazione normativa, con delle differenze territoriali che penalizzano inevitabilmente le attività artigiane e i consumatori, evidenziando come il decentramento introdotto dalla riforma del titolo V della Costituzione non abbia contribuito a un auspicabile processo di semplificazione
Redazione
ASCOLI PICENO
Anno dopo anno, nonostante la preoccupante varietà di problematiche con cui le piccole e medie imprese sono chiamate ogni giorno a confrontarsi, la burocrazia si conferma il principale ostacolo sulla via di chi fa impresa.
Lo confermano i risultati emersi dall’analisi condotta dalla Cna nell’ambito dell’Osservatorio Burocrazia presentato nella giornata di giovedì 8 febbraio, a Roma, dove i vertici nazionali e territoriali dell’associazione, insieme ad alcuni dei protagonisti dello scenario politico italiano, hanno discusso approfonditamente dell’impatto dei vincoli burocratici sulla stabilità delle realtà imprenditoriali del Paese.
"Alla ricerca dei mestieri smarriti nel dedalo dei rapporti Stato-Regioni" è lo slogan che accompagna questa quinta edizione dello studio, che fornisce un eloquente spaccato sulle difficoltà burocratiche affrontate in particolare da 8 mestieri artigiani - alimentare con consumo sul posto, installazione e manutenzione impianti fotovoltaici, tatuaggio, piercing, acconciatura, estetica, toelettatura di animali e meccatronica - con quasi 400.000 aziende alle prese con un contesto normativo e amministrativo più complesso che mai.
Tra le quasi 100 pagine dello studio emerge un panorama imprenditoriale nazionale caratterizzato da una preoccupante frammentazione normativa, con delle differenze territoriali che penalizzano inevitabilmente le attività artigiane e i consumatori, evidenziando come il decentramento introdotto dalla riforma del titolo V della Costituzione non abbia contribuito a un auspicabile processo di semplificazione.
Gli esempi di ostacoli burocratici disseminati in ogni angolo della quotidianità professionale di certo non mancano. In particolare, l’impiantista del Piceno che, al confine con l’Abruzzo, si trova spesso a operare in regioni diverse, deve destreggiarsi nel girone infernale del catasto degli impianti termici, in quanto Marche e Abruzzo hanno sviluppato piattaforme diverse con modalità di accesso e procedure specifiche. Modus operandi differente anche in ambito formativo, con 700 ore di formazione obbligatorie per tatuatori e piercer delle Marche che si riducono a 450 in Abruzzo, a parità di qualifica professionale. Lo stesso dicasi per il percorso formativo riservato agli operatori del benessere, che nelle Marche prevede 990 ore a fronte delle 1.056 del vicino Abruzzo. Entrambe le regioni, invece, a oggi non hanno previsto un percorso formativo riservato ai toelettatori di animali.
Un terribile mix di incombenze burocratiche e lacune normative che, inevitabilmente, finisce per compromettere la competitività delle piccole realtà imprenditoriali. Lo dimostrano i numeri relativi alla demografia d’impresa del Piceno, che tra gennaio e novembre 2023 ha assistito alla perdita di 1.448 imprese attive (-7%), a un ritmo ben più consistente rispetto al calo subìto a livello regionale (-3,7%). Notizie tutt’altro che confortanti, peraltro, arrivano anche dal settore moda marchigiano, che alle porte della Milano Fashion Week lancia un allarme sullo stato di salute del comparto. L’aumento dei costi delle materie prime, le sovrastimate produzioni post Covid, il cambiamento climatico e l’inflazione stanno mettendo a dura prova le aziende del territorio. Come si evince dai dati della Cassa integrazione ordinaria dell’Ebam, aggiornati al 31 ottobre 2023, le sole imprese del tessile, della calzatura e dell’abbigliamento hanno fatto ricorso a 4 degli 8 milioni di euro stanziati per la cassa integrazione sul territorio regionale.
In definitiva, l’indagine condotta dalla Cna mostra la necessità di potenziare le forme di raccordo e collaborazione tra i diversi livelli istituzionali, in modo da valorizzare le specificità territoriali all’interno di una visione unitaria.
In questo senso, la Cna di Ascoli sollecita un confronto permanente sui mestieri artigiani per semplificare e razionalizzare il quadro normativo e regolamentare. Sarà necessario, inoltre, aggiornare e riordinare le leggi di settore, a partire dal coordinamento dei percorsi formativi, assicurando contestualmente l’interoperabilità delle banche dati pubbliche e fornendo risposte adeguate alle esigenze dei nuovi mestieri attraverso la definizione di standard omogenei e la valorizzazione delle best practice locali.
«Anche quest’anno la nostra associazione ha prodotto uno studio estremamente dettagliato dedicato all’impatto della burocrazia sulle imprese, offrendo un contributo significativo su un tema con cui le aziende sono costrette a confrontarsi quotidianamente - dicono Francesco Balloni e Arianna Trillini, direttore e presidente della Cna picena -. Soprattutto in un territorio di confine come il nostro, chi fa impresa deve poter far riferimento a un sistema di regole chiare, in grado di garantire un efficace meccanismo di concorrenza tra realtà attive nello stesso settore e distanti solo pochi chilometri».
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