La giornalista del quotidiano "La Repubblica" ha denunciato i clan del litorale romano, finendo di conseguenza sotto scorta a causa delle gravi minacce ricevute



Redazione

SAN BENEDETTO DEL TRONTO
Il coraggio della testa alta, la paura per la propria famiglia, la fiducia in un cambiamento possibile. Con questo corredo di esperienze e idee Federica Angeli, giornalista del quotidiano "La Repubblica" sotto scorta dal 2013 per le numerose minacce di morte rivolte a lei e ai tre figli, si è presentata martedì 4 aprile alla platea degli studenti del liceo scientifico "Rosetti" di San Benedetto del Tronto.

Una vicenda professionale e umana coinvolgente e, a tratti, toccante, ripercorsa grazie a un progetto sviluppato nelle ore di educazione civica dalla classe IV A, sotto la guida di don Dino Pirri, docente con un filo diretto con la giornalista.

Gli studenti, dopo l’accoglienza all’ospite da parte della dirigente scolastica Stefania Marini, che ha sottolineato il prestigio di Federica Angeli e la valenza formativa dell’evento, hanno presentato la giornalista, ripercorrendo brevemente gli eventi più significativi della sua storia, e poi proseguito l’incontro con una serie di domande centrate su diversi aspetti della stessa.

La Angeli ha così raccontato quando, nella sua Ostia, non scelse il silenzio di fronte ai colpi di arma da fuoco visti dalla propria casa: da quel giorno la decisione di non girare la testa dall’altra parte, ma un crescendo di attività per la testata con cui già lavorava che l’hanno condotta a scoperchiare un mondo di affari illeciti gestiti dal crimine organizzato e a denunciarli apertamente dalle colonne de "La Repubblica". Immediata la risposta dei clan con minacce sempre più pesanti e odiose, indirizzate anche ai tre figli piccoli della donna, minacce affrontate replicando a quattr’occhi a chi gliele rivolgeva; inizia così la vita sotto scorta della famiglia, con obblighi inderogabili e una pesantissima riduzione degli spazi del privato, una vita presentata però come "Il gioco di Lollo". Questo infatti il titolo del libro che la giornalista ha scritto per raccontare, attraverso gli occhi del figlio Lorenzo, quel corredo di vincoli che scandiscono l’esistenza di chi vive sotto scorta; al bambino, che all’epoca aveva solo otto anni, e poi agli altri due figli, i genitori annunciano che “la mamma ha vinto quattro autisti come premio per un suo articolo”. Si tratta invece della scorta che le è stata assegnata dopo la sua denuncia. A questa scorta, prima formata da Carabinieri e oggi da uomini della Guardia di Finanza è andato il pubblico ringraziamento di Federica Angeli: “Uomini straordinari e coraggiosi, pronti ad interporsi tra i miei figli e una mano armata”. Un gioco che, “come nel film di Benigni "La vita è bella" è proseguito per anni, tra pericoli continui e un’instancabile attività professionale e sociale che hanno condotto la Angeli a ricevere il titolo di Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana e a vedere riconosciute dalla Cassazione le condanne, per violenza privata a suoi danni, comminate a membri di clan.

Quindi il messaggio rivolto ai ragazzi è stato di coraggio ed entusiasmo, di rifiuto di scorciatoie e illegalità, sulle quali la criminalità punta per continuare a tessere la rete nella quale prendere proprio i più giovani, attirati da facili guadagni e posizioni di illecito privilegio più o meno gradi (“come me tutti vedevano al supermercato chi usciva con i carrelli della spesa pieni, senza pagare un euro”). E la voglia di cambiare la sua Ostia ha condotto Federica Angeli e la sua famiglia ad avviare l’associazione Antimafia Noi – Insieme si vince, che promuove attività differenti indirizzate in particolare ai giovani; tra queste il Talent Anti Mafia SIAMO NOI, un concorso di danza, musica, teatro, narrativa e poesia cui parteciperanno anche gli studenti della classe IV A, per corroborare l’dea che “insieme si può cambiare”.

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