Istituzioni e privati insieme per percorsi di cura e benessere: debutto alla Palazzina Azzurra
Redazione
SAN BENEDETTO DEL TRONTO
Nel pomeriggio di sabato 11 giugno, alla palazzina azzurra è stato presentato il progetto 'Community Building', dedicato alla realizzazione di una comunità attiva in ambito sociale, all’interno della quale attori di diversi settori, collaborano tra loro nella realizzazione di percorsi di cura, benessere, cooperazione, integrazione e cultura collettiva rivolti all’essere umano, con particolare riguardo per gli anziani non autosufficienti, e per le persone affette dai morbi di Alzheimer e Parkinson.
Il progetto è stato promosso dalla RSA 'San Giuseppe Anni Azzurri Kos' in collaborazione il comune di San Benedetto, l’Ambito Territoriale Sociale 21, l’Area Vasta 5, e il distretto turistico culturale 'Il Piceno'.
L’evento di presentazione è stato aperto dai saluti istituzionali del sindaco Antonio Spazzafumo, dell’assessore alle politiche sociali Andrea Sanguigni, del direttore dell’Area Vasta 5 Marche Massimo Esposito, e della deputata Lucia Albano, ed ha visto la partecipazione dei rappresentanti dell’ente capofila, la RSA 'San Giuseppe Anni Azzurri Kos' e delle associazioni partner Ricomincio da Me, La Musica che Cura, Iris - Insieme a Te, Le Ali della Vita, Cognitivismo Clinico, La Clessidra, Anteas, La Casa di Asterione, Università di Tutte le Età e del Tempo Libero, Avulss, La Castelletta, Acli, AnLa, Le Paiarole.
Il progetto, che vedrà nell’immediato futuro l’adesione di altre associazioni a ulteriore rafforzamento della rete trasversale di operatori, è anche aperto ad adesioni al di fuori del territorio, come avvenuto con l’associazione bergamasca “Insieme a Te”, allo scopo di condividerne l’esperienza in altre aree geografiche del Paese.
“Il progetto – ha detto l’assessore alle politiche sociali Andrea Sanguigni - amplia la portata dei servizi sociali rispetto a come sono tradizionalmente concepiti. Oltre che al soggetto destinatario dell’intervento, viene data rilevanza anche al nucleo familiare, ai caregiver coinvolti e ai loro bisogni, in modo da alleggerire il carico di lavoro e quello emotivo dell’intero quadro e non solo del paziente. Inoltre, grazie alla condivisione di esperienza tra i diversi attori coinvolti, si ottiene l’ulteriore beneficio di arricchire le competenze degli operatori, spingendoli oltre il proprio campo di specializzazione e facendogli conoscere altri aspetti dei servizi con cui integrare la propria capacità operativa sul campo”.
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