La Cna di Ascoli: "Necessaria una nuova norma legislativa"
Redazione
ASCOLI PICENO
Dopo mesi di incertezze e cambi di programma, le piccole imprese balneari attive lungo la costa picena come in tutta Italia, hanno bisogno di garanzie per poter iniziare al meglio la stagione e progettare il futuro con maggiore stabilità.
La Cna di Ascoli, costantemente in prima linea sul tema per tutelare le aziende locali e prevalentemente a gestione familiare attive nel settore turistico, evidenzia la necessità di una nuova norma legislativa che valorizzi le attuali concessioni e chiuda una vertenza che da oltre un decennio tiene sulle spine un comparto strategico per il territorio.
La mappatura curata dal tavolo tecnico sulle concessioni, conclusa ormai 7 mesi fa, mostra chiaramente come le aree occupate dalle concessioni demaniali corrispondano attualmente al 33% della costa, con un 67% ancora a disposizione a confermare l’ampia disponibilità della risorsa costiera per ulteriore concessioni. Ciononostante, questo dato di fatto non è stato ancora tradotto in un provvedimento legislativo nell’ambito di una più ampia riforma del settore, attesa ormai da tempo.
Nel frattempo, i circa 30.000 stabilimenti balneari di tutto il Paese stanno portando avanti investimenti indispensabili per continuare a offrire un servizio di qualità e al passo con i tempi, puntando su innovazione, sostenibilità e accessibilità pur senza alcuna garanzia di continuità per il futuro a breve e lungo termine.
«Il Piceno e le sue imprese hanno dimostrato di voler continuare a offrire ai visitatori un’accoglienza turistica di primo livello, abbinando professionalità e investimenti a uno straordinario patrimonio naturale - dice Irene Cicchiello, responsabile Cna Nautica Ascoli -. Eppure, l’assenza di certezze sul futuro mette inevitabilmente a rischio la stabilità del settore. Come associazione ribadiamo la necessità di un nuovo accordo con la Commissione europea per fornire certezze alle nostre imprese e linee guida condivise ai comuni costieri, in assenza delle quali le amministrazioni sono costrette a ritenere non più in vigore le concessioni esistenti indicendo, senza ulteriori rinvii, le gare pubbliche».
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