L'associazione ascolana non si arrende, visto il rischio di danni incalcolabili per imprese e famiglie
Redazione
ASCOLI PICENO
Lo stop allo sconto in fattura e alla cessione dei crediti sui bonus fiscali disposto dal governo con il decreto legge approvato dal consiglio dei ministri nella serata di giovedì 16 febbraio, con relativo divieto di acquisto per gli enti locali dei crediti già in circolazione, rappresenta un colpo durissimo inferto al tessuto imprenditoriale nazionale e locale.
Una decisione particolarmente grave quella presa dall'esecutivo, che ha agito senza alcuna distinzione tra le diverse tipologie di incentivo e, soprattutto, senza confrontarsi con le associazioni di categoria e le 25.000 imprese coinvolte in tutta Italia, di cui circa 1.300 nelle Marche, ora inevitabilmente esposte al rischio fallimento in nome di un minore impatto sul debito pubblico che a oggi non risulta confermato da dati certi.
Come già sottolineato dall’associazione a livello nazionale e regionale, la CNA di Ascoli esprime una forte preoccupazione per il destino delle realtà imprenditoriali del territorio che negli ultimi mesi hanno scelto con fiducia di ricorrere a uno strumento apparentemente virtuoso, che tuttavia si mostra in tutte le sue contraddizioni.
Con un miliardo di euro di crediti ancora incagliati nei cassetti fiscali di tutte le Marche, il decreto legge varato dal governo mette a rischio il destino di un’intera filiera, con ripercussioni potenzialmente drammatiche sul piano economico e sociale che non tarderanno a palesarsi in maniera trasversale negli altri settori.
La CNA, infatti, non può non evidenziare come lo stop al meccanismo delle cessioni mini alla base l’efficacia dell’incentivazione fiscale per il recupero del patrimonio edilizio, con un’incomprensibile preclusione imposta agli enti locali per l’acquisto dei crediti incagliati, una chiusura che da un lato di certo non alleggerisce i cassetti fiscali delle imprese e dall’altro impedisce a province e regioni di acquistare i crediti con un sensibile sconto e il vantaggio di risparmiare in termini di spesa corrente.
Una scelta a dir poco sciagurata, che vieta agli enti locali di offrire un valido contributo nell’emergenza dei crediti incagliati. In altre parole, anziché favorire un meccanismo virtuoso, che a livello locale la CNA proprio in queste settimane stava cercando di mettere in campo, intensificando il dialogo con la Provincia di Ascoli e la Regione Marche, il governo stronca sul nascere una preziosa opportunità economica per tutte le parti coinvolte.
«Siamo di fronte all’ennesimo, drammatico, cambio di rotta sui bonus edilizi - afferma Francesco Balloni, direttore della CNA -. Con questo decreto legge, di fatto, il governo abbandona a sé stesse famiglie e imprese ormai sull’orlo del fallimento. Come associazione chiediamo al consiglio dei ministri di fare un passo indietro e di istituire un tavolo permanente che possa individuare soluzioni efficaci e condivise sul riordino del sistema degli incentivi».
Sistema che, peraltro, nei primi 10 mesi del 2022 ha attivato investimenti per oltre 74 miliardi di euro, con un incremento del 224% sullo stesso periodo del 2019, ultimo anno senza il meccanismo della cessione del credito. Ora, invece, le decisioni prese dal governo produrranno un impatto fortemente negativo sulle aspettative di crescita e sui livelli occupazionali, anche alla luce del fatto che il mercato della riqualificazione del patrimonio immobiliare ha rappresentato il principale contributo alla ripresa del biennio 2021/2022.
«Rinunciare a investimenti aggiuntivi privati dal valore complessivo di oltre 50 miliardi annui significa essere poco lungimiranti e ignorare del tutto le necessità dei territori e di chi fa impresa - commenta Arianna Trillini, presidente della CNA di Ascoli -. Abbiamo bisogno di strumenti realmente efficaci e soluzioni rapide, che il governo avrebbe già dovuto mettere in campo prima di gettare nel caos imprese e famiglie e allontanare il raggiungimento degli obiettivi di transizione energetica, nel Piceno come in tutta Italia».
Come se non bastasse, il territorio e in particolare le aree interne ferite dal sisma dovranno fare i conti con una possibile battuta d’arresto sul tema della ricostruzione e della ristrutturazione degli immobili lesionati dal terremoto, per i quali non è stata ancora prevista alcuna soluzione.
Uno degli aspetti più drammatici a livello imprenditoriale, in questo senso, riguarda da vicino le numerose aziende del territorio che hanno portato avanti operazioni immobiliari per la ricostruzione e che ora, a compromesso fatto, non possono portare avanti i lavori, con costi di realizzazione sproporzionati rispetto a quelli di vendita che rendono di fatto invendibile ogni immobile.
Ora, in una fase decisiva per la rinascita delle nostre aree interne, le incertezze che aleggiano sui bonus edilizi rischiano di porre anticipatamente la parola fine sul destino di tante comunità locali e delle imprese coinvolte.
«La nostra preoccupazione riguarda inevitabilmente anche un blocco dei cantieri della ricostruzione che, alla luce delle ultime novità, appare sempre più probabile, con effetti devastanti per la filiera delle costruzioni e per il territorio - conferma Mario Schiavi, titolare della ditta "Crivedil" di Monsampolo -. Lo sblocco dei crediti resta fondamentale per liberare i cassetti fiscali, un’operazione che andrà supportata con indicazioni una volta per tutte chiare da parte del governo, in modo da consentire alle imprese di lasciarsi alle spalle questa fase quantomai critica».
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