La CNA di Ascoli: «Individuare al più presto misure strategiche in grado di restituire fiducia»
Redazione
ASCOLI PICENO
Anno nuovo, vecchie criticità. Archiviato un 2022 trascorso all’insegna di una spirale inflazionistica che ha investito trasversalmente ogni settore economico, queste prime settimane del 2023 stanno portando con sé ulteriori rincari che rischiano di mettere in ginocchio una volte per tutte famiglie e imprese che, con coraggio e grandi sacrifici, cercano invano di scorgere una luce in fondo al tunnel.
A partire dal fronte dei trasporti, dove l’osservatorio sui prezzi dell’energia della commissione europea testimonia un poco lusinghiero terzo posto tutto italiano nella graduatoria dei prezzi del gasolio alla pompa più alti d’Europa.
In particolare, a far lievitare a dismisura il costo del carburante è l’incremento di accisa e tasse sull’accisa, passate da una incidenza sul prezzo finale pari al 38,7% dello scorso 5 dicembre al 50,69% attuale. Si tratta evidentemente di una stangata pesantissima per i nuclei familiari, ma soprattutto per le imprese di autotrasporto del territorio, costrette a fare i conti con una vertiginosa impennata dei costi relativi alla loro principale fonte di energia, a cui va ad aggiungersi anche l’aumento del 2% disposto a partire dall’1 gennaio 2023 da Autostrade per l’Italia per il prezzo del pedaggio.
Un rincaro complessivo che, secondo una prima stima, inciderà per un valore pari a 10.300 euro in più per ogni mezzo, peraltro in palese contraddizione con i disagi a cui ogni giorno automobilisti e autotrasportatori devono far fronte sul tratto piceno dell’A14.
La situazione non migliora certo sul fronte del caro energia, una criticità che ha condizionato fortemente il bilancio del 2022, e che anche in questo nuovo anno desta più di una preoccupazione agli occhi della CNA di Ascoli.
Secondo un’indagine realizzata da CNA a livello nazionale, i costi energetici, che negli ultimi quattro mesi del 2022 hanno fatto registrare un aumento di 21,1 miliardi a carico delle piccole e medie imprese del Paese, rappresentano la principale minaccia alla crescita dal punto di vista del 65,5% delle imprese italiane, con il 13,5% degli imprenditori che teme l’ombra della recessione nei mesi a venire.
Alla grande incertezza del momento le imprese rispondono con cautela: quasi il 40% degli intervistati dichiara che ridurrà gli investimenti e quasi uno su tre prevede una discesa del fatturato. Tuttavia, nel complesso si prevede una tenuta dei livelli occupazionali, con il 66,5% degli imprenditori a confermare la stabilità degli organici.
Una serie di difficoltà che finisce inevitabilmente per ripercuotersi nella quotidianità delle famiglie di Ascoli e del Piceno, alle prese con bollette, scadenze e affitti da saldare, un tema che sul territorio vede gli enti locali in prima linea, ma su cui la CNA di Ascoli richiede un tempestivo intervento da parte del governo.
«La situazione è diventata insostenibile - dice Francesco Balloni, direttore della CNA di Ascoli - e necessita al più presto di una soluzione in grado di restituire certezze al mondo della piccola impresa. Come associazione affianchiamo quotidianamente i nostri associati nel dialogo con le istituzioni, che ora hanno il compito di invertire la rotta e di calmierare dei costi di gestione ormai fuori controllo».
«Per continuare ad essere competitive sul mercato, le nostre imprese hanno bisogno di misure strutturali e non più solo emergenziali, che possano da un lato mettere le aziende nelle condizioni di esprimere al meglio il loro saper fare e, dall’altro, consentire anche ai nuclei familiari di sostenere le spese e arrivare a fine mese con maggiore serenità - aggiunge Arianna Trillini, presidente della CNA di Ascoli -. Questo è il momento di intervenire con decisione per scongiurare una recessione che rischia di mettere la parola fine sul destino di tante eccellenze imprenditoriali del territorio, che ogni giorno mettono la propria professionalità al servizio del Piceno».
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