L’appuntamento con la testimone è stato un momento di partecipazione attiva dei ragazzi che hanno condiviso il dolore e la difficoltà nel mettere a nudo le sofferenze
Redazione
SAN BENEDETTO DEL TRONTO
Un percorso articolato e profondo quello che il liceo "Rosetti" ha proposto ai propri studenti delle classi quinte per riflettere sulla Giornata della memoria. Il progetto, declinato dal dipartimento di filosofia e storia, è iniziato a novembre con la formazione e lo studio delle realtà concentrazionarie nelle Marche, grazie al contributo dello storico Costantino Di Sante, la successiva visita al campo di Servigliano, e infine l’incontro con Paolo Giunta La Spada, direttore scientifico della casa della memoria di Servigliano, e la testimonianza di Giuliana Vannini.
L’appuntamento con la testimone, svoltosi nell’aula magna dell’istituto lo scorso 19 gennaio, alla presenza della dirigente scolastica Stefania Marini, è stato un momento di partecipazione attiva dei ragazzi che hanno condiviso il dolore e la difficoltà nel mettere a nudo le sofferenze, subite dall’età di quattro anni e sottaciute fino al momento della visita al campo di Servigliano avvenuta nel 2019. Infatti Grete Schattner, mamma di Giuliana, un’ebrea di lingua tedesca prossima alla laurea in medicina, ma costretta ad interrompere gli studi e non potersi sposare con il suo amato Uberto per colpa delle “leggi razziste” del 1938, sarà deportata da Servigliano, dove rimase per sette mesi, per poi essere trasferita a Fossoli ed infine “gasata” a Birkenau. Giuliana all’epoca è una bambina di soli quattro anni che non riesce a comprendere la perdita della mamma, ma sente il peso dell’appartenenza ad una “famiglia colpevole” di qualcosa che non sa spiegare. Tutto intorno a sé ha un alone di mistero, anche l’atteggiamento dei nonni che, sebbene amorevoli con lei, non le perdonano le sue origini. Un dramma personale e familiare che è stato ricostruito dal professor Giunta La Spada nel suo libro "Servigliano - Auschwitz". La storia di Giuliana Vannini.
<<La Vannini ha ripercorso il proprio vissuto, condividendo con gli studenti le remore e l’amore civico grazie al quale è riuscita a superare la reticenza, mutuata dalla sofferenza nel far riemergere la propria vicenda familiare, e il conseguente senso di vergogna e d’impotenza>>. Ha commentato Lidia Bartolomei, docente coordinatrice del dipartimento, che ha sottolineato anche la grande commozione e la vicinanza a questa “nonna” di 84 anni da parte degli studenti e le moltissime le domande per gli approfondimenti.
Ma il progetto non si è chiuso con l’incontro: le classi quinte del liceo concluderanno il percorso compiuto con una restituzione rivolta a tutti gli studenti dell’istituto, mediante l'allestimento di una mostra, arricchita da video, brochure, letture e attività interattive per diffondere l’esperienza e trasmettere i valori del ricordo.
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