Lunedì 10 febbraio, sarà deposto un mazzo di fiori sulla targa che ricorda le vittime delle persecuzioni degli italiani in Istria e Dalmazia, il 17 febbraio al “Concordia” una riflessione dello storico Do Sante e spettacolo teatrale
Redazione
SAN BENEDETTO DEL TRONTO
L’amministrazione comunale di San Benedetto celebrerà il Giorno del ricordo, istituito nella giornata del 10 febbraio con la legge n. 92 del 30 marzo 2004 per commemorare le vittime dei massacri delle foibe e dell'esodo giuliano-dalmata, con due appuntamenti.
Lunedì 10 febbraio (ore 10.30), il sindaco Antonio Spazzafumo deporrà un mazzo di fiori dinanzi alla targa che, nel giardino antistante il municipio, ricorda “gli italiani dell'Istria, di Fiume della Dalmazia, barbaramente assassinati nelle foibe ed annegati nell'Adriatico, e di quelli sopravvissuti, esuli in patria”.
Lunedì 17 febbraio, sempre alle ore 10.30, il teatro Concordia ospiterà rappresentanze degli studenti che assisteranno allo spettacolo “D’amore e profuganza” di Cesare Catà. Lo spettacolo è ispirato alla reale vicenda di Ileana Sviben, attrice fiumana, profuga nel campo di prigionia di Servigliano, oggi monumento nazionale, nel secondo dopoguerra. Grazie alla preziosa collaborazione dell’associazione “La Casa della memoria” di Servigliano è stato recuperato un articolo di giornale che testimonia non solo la presenza della signora Sviben nel campo, ma il suo attivismo con la creazione di una compagnia teatrale, documento a cui Catà si è ispirato per la scrittura della storia.
La rappresentazione sarà introdotta da un intervento dello storico Costantino Di Sante dell’Università degli studi del Molise.
Di Sante ha all’attivo diverse collaborazioni nell’ambito degli studi sul periodo storico della seconda guerra mondiale e degli anni immediatamente successivi, ed è autore di diverse pubblicazioni che trattano il tema dei profughi, dei rifugiati e dei prigionieri di guerra nel corso del XX secolo.
L’intervento illustrerà nel dettaglio le vicende storiche dell’esodo giuliano-dalmata, con particolare attenzione per il legame tra le terre d’Istria e Dalmazia da cui partì la repressione, a quelle marchigiane che accolsero i transfughi.
Entrambi i momenti sono aperti alla partecipazione della cittadinanza.
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