Un ragazzo esemplare che è rimasto nel cuore di tutti e nessuno potrà mai cancellare il suo ricordo



di Simone Corradetti

PRATO
Era il 5 ottobre 2019, una giornata come le altre, e a Molino dei Torti in provincia di Alessandria, si disputava una gara ciclistica dilettantistica che ogni anno ha sempre richiamato l’attenzione di tanti appassionati. Quel pomeriggio nessuno poteva immaginare cosa stesse per accadere, quando ormai la competizione era giunta quasi al termine. Nel piccolo paese dell’Alessandrino, infatti, il centro storico è caratterizzato da una serie di strette vie che attraversano l’abitato. Proprio sul rettilineo principale di via Roma che conduce al palazzo municipale, il tragitto è stretto e pieno di insidie stradali che andrebbero coperte durante una competizione sportiva per proteggere gli atleti. Quel maledetto giorno durante la volata finale a ranghi compatti, avviene un contatto fra corridori, il 22enne Giovanni Iannelli sbanda in sella alla sua bicicletta da corsa, urta il primo pilastro alla sua sinistra di una civile abitazione, e finisce sulla seconda colonna sporgente, composta da mattoncini rossi, e batte violentemente la testa. Il giovane ciclista pratese viene subito soccorso, trasportato in eliambulanza all’ospedale di Alessandria per essere operato d’urgenza, muore due giorni dopo (7 ottobre) a causa delle gravi lesioni riportate. I sogni e le speranze di un ragazzo con tanta voglia di vivere, si spezzano a 144 metri dal traguardo. A distanza di tre anni, molti sono ancora i lati oscuri che andrebbero chiariti e le eventuali responsabilità da parte di alcuni organizzatori che avrebbero potuto proteggere meglio quel percorso pieno di ostacoli. Da quel giorno la famiglia Iannelli è in prima linea per chiedere verità e giustizia. Il papà di Giovanni, l’avvocato Carlo Iannelli, non ha mai smesso di lottare rivolgendosi alle massime autorità dello Stato, e alla Magistratura affinché venisse celebrato un giusto processo per accertare le cause del tragico incidente. La città di Prato lo ha sempre ricordato con profondo affetto e stima, perché era un ragazzo esemplare e vive ancora nei ricordi di tutti. Il consiglio comunale pratese, ha deliberato negli ultimi mesi la possibilità di intitolargli una pista ciclabile o un impianto sportivo. Nel terzo anniversario dalla sua tragica morte, abbiamo deciso di ascoltare nuovamente il papà del ciclista, l’avvocato Carlo Iannelli:

Avvocato, sono passati tre anni dalla tragica scomparsa di Suo figlio Giovanni, qual è la situazione attuale presso il tribunale di Alessandria?

<<Dopo che le due istanze di riapertura indagini, con investigazioni suppletive, nuova documentazione allegate, ipotesi di reato a carico del consulente del Pubblico Ministero, sono state respinte dalla Procura della Repubblica di Alessandria, sembrerebbe che la situazione giudiziaria fosse in una fase di stallo; ma non è così poiché ci sono delle iniziative giudiziarie, e ce ne saranno anche altre, assai importanti e significative che ben presto porteranno ad una revisione del fascicolo relativo all’omicidio colposo di mio figlio>>.

Quali sono gli atti presentati recentemente all'Autorità Giudiziaria?

<<Si tratta di atti, come dicevo, di grandissima consistenza dai quali scaturiranno provvedimenti giudiziari eclatanti in ordine ai tanti aspetti oscuri ed inquietanti di questa vicenda, alle molte persone che sarebbero coinvolte nell’evento mortale di mio figlio Giovanni, e a tutto ciò che ne è conseguito>>.

Cosa chiederà al prossimo Ministro della Giustizia?

<<Continuerò a chiedere quello che ho ripetutamente chiesto alla Ministra Marta Cartabia, dalla quale attendo sempre una risposta ad una mia specifica istanza risalente ad oltre un anno fa, ovvero che venga celebrato un giusto processo per accertare la verità ed assicurare davvero la giustizia per la morte di un ragazzo di 22 anni. Di elementi idonei ad incardinare un processo ce ne sono a bizzeffe, e non possiamo rassegnarci ad una semplice archiviazione>>.

La città di Prato come ricorderà Giovanni in questo triste anniversario?

<<La città di Prato è sempre stata molto vicina a Giovanni, alla sua famiglia, ad un’intera comunità di persone. Non sono previste cerimonie particolari. Giovanni viene ricordato ogni giorno. Giovanni ha lasciato un segno indelebile che nessuno, nonostante gli sforzi profusi dalle controparti, potrà mai cancellare>>.

Com'è cambiata la Vostra vita in famiglia dopo la tragica morte di Suo figlio?

<<La nostra vita, la mia vita si è completamente ribaltata in un attimo. Noi in casa avevamo un Idolo ed eravamo tutti in perenne adorazione. Per cui niente è più come prima. Quello che ti piaceva, non ti piace più. Quello in cui credevi, scopri che ti ha tradito. Le persone che reputavi amiche, scopri che non lo sono, che non lo erano mai state. Vieni assalito, soffocato dal dolore e dalla solitudine. Vaghi spesso senza meta, alla ricerca di un qualcosa o di qualcuno; talvolta per sfuggire a qualcosa o a qualcuno. L’unica cosa che ti da, almeno al sottoscritto, un minimo di sollievo è lottare strenuamente affinché la verità emerga con tutta la sua forza e la giustizia prevalga sulle tante malvagità, e sulle tante menzogne>>.

Qual è il ricordo più bello di Suo figlio?

<<Ce ne sono tantissimi. Uno più bello dell’altro. Non potrei citarne uno in particolare. E sono tutti contraddistinti da un profondo amore, da un profondo rispetto, da una grandissima stima che Giovanni nutriva nei miei confronti. E tutto questo era assolutamente reciproco, ci accomunava. Si dice sempre che fare il genitore sia il mestiere più difficile del mondo. Per me non è stato così. Fare il babbo di Giovanni è stata per me la cosa più facile. Giovanni non aveva bisogno dei miei richiami, dei miei consigli. Si dice anche che i figli imparano dai padri. Ma per me con Giovanni non è stato così. Se nel rapporto c’è stato qualcuno che ha imparato qualcosa, quello sono stato io. E gli insegnamenti, i valori che Giovanni mi ha dato, con il suo esempio, trasmesso, mi hanno fatto diventare un persona migliore>>.

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