L'associazione territoriale di Ascoli: "Sfruttare al meglio le nuove tecnologie per una maggiore competitività"



Redazione

ASCOLI PICENO
Da qualche anno a questa parte l'intelligenza artificiale rappresenta un tema chiave per la nostra società, che a partire dall’informatica sta rivoluzionando ogni settore dell'economia, coinvolgendo anche piccole e medie imprese del territorio, tradizionalmente legate all’artigianato e al saper fare di stampo manuale, in un processo di cambiamento estremamente rapido.

È ormai noto come, se sfruttate al meglio, le tecnologie basate sull’intelligenza artificiale consentano di migliorare la produttività e ottimizzare i processi produttivi, riducendo i costi e aumentando al tempo stesso la competitività delle imprese. Tuttavia, come ogni nuova tecnologia, l'IA porta con sé anche sfide che spaziano dalla sicurezza all’etica e dalla trasparenza al benessere sociale e alla prevenzione di potenziali disuguaglianze. Sfide che, per la portata della posta in gioco, meritano di essere affrontate con attenzione, consapevolezza e un’adeguata regolamentazione.

Di fronte a un cambiamento epocale, la Cna di Ascoli sottolinea l’importanza anche per chi fa impresa sul territorio, e non solo per i grandi gruppi industriali e le realtà attive in ambito informatico, di conoscere più da vicino l’ampio ventaglio di opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, in grado di garantire benefici concreti nella quotidianità delle aziende. Come per ogni altra innovazione, infatti, è indispensabile valutare attentamente i benefici a fronte dei rischi che, inevitabilmente, si celano dietro processi e algoritmi statistici in grado di simulare e aumentare l’intelligenza umana.

Per quanto concerne la sostituzione di alcune mansioni, tecnologie come l’intelligenza artificiale prospettano un futuro mercato del lavoro nel quale molte figure professionali potranno essere a concreto rischio di obsolescenza o marginalizzazione. Questo processo di trasformazione, tuttavia, deve essere analizzato in modo complessivo, senza focalizzarsi sulle singole professionalità, ma cercando di analizzarne gli impatti e le potenzialità sull’intera organizzazione del lavoro, tenendo conto di orari, luoghi e formazione. Per la Cna locale, infatti, guardare all’intelligenza artificiale come a una potenziale minaccia per l'essere umano non è la via da percorrere.

I numeri - Secondo un’indagine condotta dalla Mib Trieste School of Management nel corso del 2024, circa il 36,7 per cento delle aziende non ha ancora implementato soluzioni di intelligenza artificiale. In questo caso, le difficoltà principali risiedono nella necessità di ristrutturare e sistematizzare i dati, nella carenza di competenze e nella scarsa chiarezza sulle destinazioni d’uso. In termini generali, comunque, sembra emergere un prevalente ottimismo riguardo all'impatto dell'IA sul mercato del lavoro, con aspettative più orientate verso la creazione di posti, piuttosto che verso la perdita degli stessi. Lo studio evidenzia inoltre una tendenza generale all'aumento dei budget destinati all'IA, confermando il suo ruolo strategico nel contesto aziendale: la maggior parte delle aziende intervistate prevede infatti di aumentare gli stanziamenti nel prossimo futuro.

La situazione appare leggermente diversa, restringendo il campo alle sole imprese marchigiane, che solo nel 35 per cento dei casi - secondo il bollettino annuale 2023 Excelsior Unioncamere - vedono l’applicazione di tecnologie 4.0 e di intelligenza artificiale tra le competenze richieste alle figure professionali da assumere, con un alto grado di competenza richiesto esclusivamente nell’11 per cento dei casi.

All’estero, nel frattempo, si procede a ben altri ritmi. Una ricerca condotta nel 2024 dalla società di venture capital Earlybird1 ha mappato i focolai europei dell’innovazione (nuove startup) derivati dall’intelligenza artificiale. L’Italia, con lo 0.68, è ben al di sotto della media europea (2.83) per ogni milione di abitanti. Il Regno Unito ha 334 startup generate da AI, la Germania 167, la Francia 135, mentre l’Italia si ferma a 40.

Il lavoro da fare è evidentemente ancora molto, ma per la Cna di Ascoli è indispensabile far leva sui punti di forza e sulla capacità produttiva delle piccole e medie imprese locali senza sacrificare gli spazi che le nuove tecnologie possono consentire di occupare, attraverso interventi mirati e progetti di valorizzazione nei settori più dinamici in termini di innovazione, intervenendo al contempo su una formazione adeguata che coinvolga in particolare le nuove generazioni.

Sarà necessario credere e investire su un nuovo lessico comune nel mondo del lavoro, che sostenga e diffonda un clima culturale di accettazione delle nuove tecnologie per consentire alle imprese di cogliere e gestire le potenzialità dei sistemi di intelligenza artificiale.

Al tempo stesso, l’introduzione dell’IA nella quotidianità professionale degli imprenditori del territorio passerà anche da un’indispensabile condivisione tra legislatore e parti sociali rispetto ai principi, che devono regolamentare l’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei luoghi di lavoro. In questo senso, l’associazione avverte l’esigenza di azioni e strategie di accompagnamento che tengano conto del ruolo tradizionalmente svolto da creatività, design e tradizione, cardini dell’imprenditoria nazionale, per scongiurare una standardizzazione del servizio che risulterebbe del tutto controproducente.

«L’artigianato e l’impresa tradizionali stanno vivendo già da qualche anno una delicata fase di transizione in cui agire con lungimiranza può rivelarsi determinante ai fini di una reale “Transizione 5.0” in ottica presente e soprattutto futura - commentano Arianna Trillini e Francesco Balloni, presidente e direttore della Cna di Ascoli -. L’intelligenza artificiale è una necessità di cui le imprese stanno sempre più prendendo coscienza, ma per la quale come associazione riteniamo fondamentale affrontare il tema della regolamentazione in una visione in grado di aumentare il livello di fiducia degli imprenditori, regolando le applicazione dell’IA in relazione a casistiche precise e definite, intervenendo su specifici rischi e diffondendo dei modelli etici a tutela del consumatore, della concorrenza e di chi fa impresa in maniera innovativa».

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