L'associazione territoriale chiede al governo di individuare tempestivamente delle soluzioni efficaci a un’inflazione che a giugno ha fatto registrare picchi ben più alti della media dei Paesi più sviluppati, proponendo strumenti e rimedi in grado di dare nuova linfa a un’economia che mostra già segni di rallentamento



Redazione

ASCOLI PICENO
Il netto calo dei consumi registrato nel mese di giugno dall’Istat getta ombre sulla stabilità economica di famiglie e piccole imprese.

Sulla scia dell’indagine svolta dall’associazione a livello nazionale, a lanciare l’allarme sul territorio è la Cna di Ascoli, che conferma la preoccupazione per i livelli di consumo in diminuzione che stanno caratterizzando questi ultimi mesi.

Nel bel mezzo di una spirale inflazionistica che contribuisce a “gonfiare” solo il valore delle vendite, le famiglie italiane devono fare i conti con una drastica riduzione del potere d’acquisto, che giorno dopo giorno costringe a spendere di più per acquistare sempre meno.

A pagare a caro prezzo le continue ondate di rincari sono, in particolare, le piccole imprese manifatturiere, alle prese con una preoccupante riduzione della domanda, come anche gli esercizi commerciali di prossimità che in queste settimane hanno drammaticamente visto crollare il proprio giro d’affari.

Se il caro prezzi non risparmia nessuno, è tuttavia evidente come i grandi gruppi industriali abbiano dalla loro mezzi adeguati per contenere l’impatto degli aumenti, a differenza di tante piccole realtà imprenditoriali che oggi faticano a far fronte alla crisi economica.

Per questa ragione, la Cna picena chiede al governo di individuare tempestivamente delle soluzioni efficaci a un’inflazione che a giugno ha fatto registrare picchi ben più alti della media dei Paesi più sviluppati, proponendo strumenti e rimedi in grado di dare nuova linfa a un’economia che mostra già segni di rallentamento.

In questo senso, un primo passo indispensabile agli occhi dell’associazione è rappresentato dal blocco all’aumento indiscriminato dei tassi di interesse, recentemente invocato anche dal governatore designato della Banca d’Italia Fabio Panetta. Non possono non destare preoccupazione, infatti, gli ultimi dati forniti dalla stessa Banca d’Italia e Istat, e relativi ai debiti da ben 13.457 milioni di euro contratti complessivamente dalle famiglie marchigiane. Cifre da capogiro, peraltro in netto aumento rispetto ai 13.195 milioni di euro registrati a fine 2021 (+2%), che si riflettono anche sulla provincia di Ascoli, al 58esimo posto della classifica nazionale, dove l’ammontare dei debiti aumenta dell’1,3% toccando quota 1.662 milioni, con un valore medio di 19.083 euro.

Andranno inoltre cercati stimoli alla domanda interna per investimenti e consumi, utilizzando con celerità ogni strumento a disposizione, in modo da scongiurare il rischio concreto di compromettere la crescita del nostro Paese.

«Questi ultimi dati impongono una profonda riflessione - afferma Francesco Balloni, direttore della Cna di Ascoli -. Dialogando con le associazioni di categoria, che ogni giorno tutelano gli interessi di famiglie e piccoli imprenditori, è necessario che le istituzioni avanzino al più presto delle soluzioni concrete, in grado di arrestare l’aumento dei prezzi e favorire così una ripresa dei consumi che appare ormai inderogabile per assicurare continuità e prospettive a clienti ed esercenti».

«Il caro prezzi e il continuo aumento dei tassi di interesse rischiano di compromettere la capacità di investimento della nostra provincia, paralizzando l’economia locale e costringendo le nostre realtà imprenditoriali a ridimensionare l’attività o, nel peggiore dei casi, a chiuderla - aggiunge Arianna Trillini, presidente della Cna picena -. Non possiamo permetterci di dare continuità a un trend a dir poco preoccupante. Come associazione ribadiamo la necessità di un repentino cambio di direzione, che restituisca un adeguato potere d’acquisto alle famiglie del Piceno e una rinnovata fiducia a chi continua a investire per il bene di questo splendido territorio».

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