Sull’edizione di cui all’oggetto, innanzitutto, è il caso di riproporre, sia pure sommariamente, le informazioni, tratte dal testo di Anna Maria Novelli (nipote di Giovanni Tebaldini), consultabile integralmente nel sito web tebaldini.it



Redazione

CULTURA
Il compositore e organista Marco Enrico Bossi fu tra gli amici più sinceri e uno dei collaboratori più assidui del musicista e musicologo Giovanni Tebaldini. I due erano quasi coetanei: il primo era nato a Salò nel 1861, l’altro a Brescia nel 1864. Entrambi frequentarono anche il Conservatorio di Milano. La comune passione per l’organo e per il restauro di quelli liturgici (al fine di poter eseguire le antiche partiture), l’impegno nella riforma della musica sacra e l’adesione al Movimento Ceciliano fecero incrociare spesso le loro strade e dettero coesione al loro rapporto. Nel 1892, dividendosi il lavoro, in pochi giorni, composero la “Missa pro Defunctis” che, presentata al concorso indetto dalla Regia Accademia Filarmonica Romana, venne premiata e prescelta per l’esecuzione, che ebbe luogo (sotto la loro direzione), nel gennaio successivo, al Pantheon per i funerali [messa annuale in suffragio] di Vittorio Emanuele II. Nel 1894 lavorarono ancora assieme al “Metodo di studio per l’organo moderno”, di cui Tebaldini curò la parte teorica e storica, che fece testo nelle scuole d’Italia e venne accolto con favore anche all’estero. L’edizione, ristampata per più di cento anni, appare ancora nel catalogo della Carisch di Milano.

Reciprocamente si dedicarono delle composizioni e insieme fecero parte di commissioni per il collaudo di vari organi e della Commissione Permanente per l’Arte Musicale del Ministero della Pubblica Istruzione.

Bossi, purtroppo, morì improvvisamente il 21 febbraio 1925, per una meningite fulminante, durante la traversata da New York a Leavre. Un mese dopo Tebaldini, per incarico dell’Associazione “Alessandro Scarlatti” di Napoli, tenne una sentita commemorazione “ridestando, in breve, con animo commosso ed efficace parola, tutte le memorie riferentesi alla vita artistica di chi gli fu, più che amico, fratello”. Rievocò anche i tempi milanesi, quando si battagliava pure contro il parere di certi loro insegnanti sull’adozione dei nuovi organi “per la creazione di tutto un nuovo mondo di arte pura”.

Una lunga corrispondenza li aveva tenuti in contatto anche quando erano agli antipodi per impegni carrieristici».

Nel mese di marzo di quest’anno la Società Editrice di Musicologia di Roma ha realizzato un volume incentrato proprio sulle lettere in argomento che si giova della erudita e sensibile presentazione del concertista e didatta Andrea Macinanti – profondo conoscitore dell’opera di Bossi e Tebaldini – il quale all’inizio ricorda che l’epistolario Marco Enrico Bossi-Giovanni Tebaldini, pervenuto dalla collezione di Natale Gallini, cui Tebaldini, per evitare che fosse disperso dopo la sua morte, lo affidò, grazie alla mediazione del critico musicale Franco Abbiati, suo estimatore. Messo all’incanto, parte nel 2016 e parte nel 2020, la corrispondenza è stata acquistata dalla Fondazione Istituto Liszt di Bologna, “trascritta e parzialmente annotata dalla compianta Anna Maria Novelli Marucci”. Poi, il M° Macinanti esamina i contenuti della corrispondenza e analizza in profondità il pensiero e la produzione artistica dei due personaggi nel contesto storico. E

precisa che le 133 lettere, date alle stampe per la prima volta, tracciano un arco temporale che dal 1886 giunge fino al 1923.

L’epistolario, inoltre, è introdotto, con dettagli e intima partecipazione, dalla Prof.ssa Rosanna Dalmonte (Presidente della Fondazione Liszt), la quale narra l’iter dell’acquisizione, il lavoro compiuto prima dalla Novelli e dal marito Luciano Marucci sulle varie missive e, successivamente, dal Maestro Macinanti e dalla Prof.ssa Mariateresa Storino (collaboratrice della Fondazione).

La pubblicazione, doverosamente dedicata “Alla memoria di Anna Maria Novelli”, è arricchita da immagini fotografiche, dalla cronologia, dalla bibliografia e dalle realizzazioni organistiche dei due musicisti.

Indubbiamente l’attività teorica e pratica svolta da Bossi e Tebaldini ha contribuito ad accrescere il livello formativo degli studenti dei Conservatori e a esaltare la nobile tradizione musicale italiana.

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