L'associazione territoriale: "In un quadro complesso, fattori che fanno ben sperare". Dati e prospettive per un 2026 a misura di piccola impresa



Redazione

ASCOLI PICENO
Sta per volgere al termine un’annata segnata da forti elementi di incertezza sul piano economico e produttivo, nonostante una timida ripresa in termini di demografia d’impresa nel Piceno. Il contesto è evidentemente complesso e influenzato da dinamiche internazionali sfavorevoli, dall’aumento dei costi, dal rallentamento della domanda e da una serie di trasformazioni che stanno mettendo sotto pressione interi comparti strategici del nostro territorio.
Con il 2026 ormai alle porte, la CNA di Ascoli Piceno fa il punto su un 2025 che, pur evidenziando alcune dinamiche favorevoli, ha confermato al tempo stesso delle fragilità strutturali già note alle micro e piccole imprese, chiamate ogni giorno a confrontarsi con le criticità legate a burocrazia, accesso al credito, costi energetici, tensioni geopolitiche mondiali e carenza di manodopera qualificata.
Un quadro che emerge con chiarezza anche dalle riflessioni di Arianna Trillini e Francesco Balloni, presidente e direttore della CNA di Ascoli Piceno, che nella mattinata di oggi, lunedì 22 dicembre, hanno condiviso analisi e prospettive per l’anno che verrà nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine anno insieme ad Antonio Scipioni e Barbara Tomassini, rispettivamente vicepresidenti CNA Ascoli Piceno per le aree interne e la città di Ascoli, agli assessori comunali Nico Stallone e Laura Trontini e al presidente del Consiglio comunale Alessandro Bono.

Dopo diverse annate chiuse in negativo, le imprese del Piceno chiudono il 2025 con un timido segnale positivo. Secondo i dati più aggiornati disponibili, disaggregati secondo la nuova classificazione Ateco 2025  - i dati resi disponibili da Opendata della Camera di Commercio delle Marche non sono confrontabili con le precedenti serie storiche - le imprese attive della provincia crescono tra aprile e ottobre 2025 dello 0,7%, a un ritmo leggermente maggiore di quello con cui crescono nel complesso della regione (+0,4%).
Secondo l’elaborazione del Centro studi CNA Marche, nel mese di ottobre 2025 il Piceno poteva contare su 18.795 imprese, 123 in più rispetto alle 18.672 di aprile 2025. In particolare, il Piceno assiste a una crescita nel settore delle costruzioni  (+0,6%; +0,9% per le Marche) e in quasi tutte le attività di servizio, ad eccezione del commercio (-0,1%), dei trasporti (-2,7%), delle telecomunicazioni, programmazione e consulenza informatica-infrastrutture informatiche (-1,3%) e delle attività artistiche, sportive e di divertimento (-0,2%). 
Le imprese attive nella provincia di Ascoli Piceno crescono di numero nelle attività dei servizi di alloggio e di ristorazione (+2,4%; solo +0,8% per le Marche), nelle attività editoriali, trasmissioni radiofoniche e produzione e distribuzione di contenuti (+5,1%), nelle attività finanziarie e assicurative (+3,3%), nelle attività immobiliari (+1,1%), nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (+2,1%), nelle attività amministrative e di servizi di supporto (+0,8%), nell’istruzione e formazione (+1,7%), nelle attività per la salute umana e di assistenza sociale (+4,0%; solo +0,4% per le Marche) e nelle altre attività di servizi (+1,6%). 

Instaurando un confronto tra i primi 10 mesi del 2024 e i primi 10 del 2025, il Piceno può comunque contare su dati più confortanti rispetto alla Regione, con una crescita delle imprese attive pari allo 0,2% a fronte del -0,3% delle Marche. Rispetto alla regione, la provincia di Ascoli perde meno velocemente imprese nel primario, nell’industria e nelle costruzioni e ne guadagna più rapidamente nel terziario (+0,9% contro +0,6%).  

Anche nel 2026, l’impegno dell’associazione non potrà prescindere da una promozione efficace della creazione d’impresa, un tema sul quale, ad oggi, si avverte un forte bisogno di approfondimento per garantire un meritato generazionale a un tessuto imprenditoriale che tende ad invecchiare, di pari passo con la popolazione. 
Tra il 2010 e il 2024, la provincia di Ascoli ha registrato una diminuzione della popolazione pari al -6,38 %, più intensa rispetto al dato regionale, pari a -5,37%. L’età media della popolazione del Piceno al 2023 è pari a 48,2 anni (era 44,9 nel 2010), superiore a quello della regione (47,7; era 44,8 nel 2010).

L’indice di vecchiaia, che rappresenta il grado di invecchiamento di una popolazione (quota % di over 65 e giovani fino 14 anni), parla chiaro: nel 2024 per la provincia di Ascoli è di 243,4 anziani ogni 100 giovani, mentre nelle Marche è pari a 226,4.            
L’indice di dipendenza strutturale, che rappresenta il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0-14 anni e 65 anni e oltre) su quella attiva (15-64 anni) indica teoricamente che in provincia di Ascoli nel 2024 ci sono 61,6 individui a carico ogni 100 che lavorano. Nelle Marche sono 60,8. 
L’indice di ricambio della popolazione attiva rappresenta il rapporto tra la fascia di popolazione che sta per andare in pensione (60-64 anni) e quella che sta per entrare nel mondo del lavoro (15-19 anni). La popolazione attiva è tanto più giovane quanto più l'indicatore è minore di 100, ma in provincia nel 2024 l'indice di ricambio è 165,8. La popolazione in età lavorativa è quindi più anziana di quella complessiva regionale, poiché nelle Marche l’indice è pari a 154,4.
L’indice di struttura della popolazione attiva rappresenta il grado di invecchiamento della popolazione in età lavorativa. È il rapporto % tra popolazione in età lavorativa più anziana (40-64 anni) e quella più giovane (15-39 anni). Nella provincia di AP è pari a 147,6, mentre nelle Marche a 147,8.
Tra il 2010 e il 2023, inoltre, la composizione della popolazione residente per le principali classi di età della provincia muta decisamente a sfavore della classe dei giovanissimi (-2 punti percentuali) e della classe della popolazione in età intermedia (-3 punti), a favore della classe degli anziani, che cresce di 5 punti percentuali passando dal 22% al 27%.

Le diverse criticità che ad oggi condizionano in negativo le prospettive economiche di chi fa impresa finiscono evidentemente per ripercuotersi sul tessuto sociale del territorio, che rischia di seguire la rotta tracciata dai numeri preoccupanti emersi su scala nazionale.
I dati del Rapporto 2025 su povertà ed esclusione sociale stilato da Caritas Italiana, infatti, riferiscono come la povertà assoluta interessi oltre 5,7 milioni di persone, quasi un decimo della popolazione nazionale. Negli ultimi dieci anni il fenomeno è cresciuto in modo significativo: il numero di famiglie in povertà assoluta ha registrato un +43,3%, segno di un processo di radicamento che ha reso la povertà una componente strutturale del tessuto sociale nazionale. Sul territorio piceno, mediamente 81 persone ogni giorno hanno beneficiato dei servizi Caritas. Tra i 3.476 ospiti Caritas registrati nel 2024, il 15,28% è composto da persone che lavorano, percentuale che nel 2023 corrispondeva all’11%, mentre i disoccupati passano dal 52% del 2023 al 38,18% del 2024. Sempre nel 2024 i pensionati rappresentano l’11,8% (9% nel 2023) e gli studenti il 17,8%, in netto aumento rispetto al 7% dell’anno precedente.

Secondo il Sistema Informativo Excelsior, in provincia di Ascoli Piceno nel mese di dicembre nel complesso sono programmate 1.000 entrate al lavoro, che salgono a 4.000 per il trimestre che va da dicembre 2025 a febbraio 2026. Nel 2024 le assunzioni previste erano leggermente inferiori: 980 per dicembre e 3.980 per il trimestre dicembre-febbraio.
Il Piceno registra dunque registra una crescita contenuta delle assunzioni previste, che assume però sfumature decisamente più positive se raffrontata al dato complessivo delle Marche, per la quale si attende un netto deterioramento nel numero degli ingressi di figure lavorative. Complessivamente, infatti, le entrate previste a dicembre 2025 sono 6.910 e nel trimestre dicembre-febbraio 29.050, mentre nel 2024 erano rispettivamente 7.380 e 30.720 (rispettivamente -6,4% e -5,4%).
Nella provincia di Ascoli le imprese che prevedono assunzioni sono pari al 12% del totale, come nelle Marche. Le entrate previste a dicembre si concentreranno per il 67% nel settore dei servizi (63% nelle Marche) e per il 70% nelle imprese con meno di 50 dipendenti (69% nelle Marche). In 52 casi su 100 le imprese prevedono di avere difficoltà a trovare i profili desiderati, una percentuale più alta rispetto a quella regionale (49% nelle Marche). Nel 23% dei casi le entrate previste saranno stabili, ossia con un contratto a tempo indeterminato o di apprendistato (nelle Marche il 25%), mentre nel 77% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita, leggermente superiore al 75% delle Marche. Interesseranno giovani con  meno di 30 anni per una quota pari al 25%, inferiore a quella delle Marche (29%). Per una quota pari al 18% le imprese della provincia prevedono di  assumere personale immigrato, e anche in questo caso si tratta di una quota inferiore a quella prevista per il complesso delle Marche (23%). Solo il 9% delle entrate previste fa riferimento a personale laureato, mentre per le Marche la quota dei laureati previsti in ingresso è del 10%.

Se nel 2024 i dati dell’export evidenziavano un andamento positivo, lo stesso non si può dire dei dati relativi al 2025. Nei primi tre trimestri del 2025, le esportazioni dalla provincia di Ascoli Piceno registrano infatti un -22,2% rispetto allo stesso periodo del 2024, a fronte di un più contenuto -3,9% nelle Marche. Il dato è legato alla diminuzione dell’export farmaceutico (-33,7%), ma è evidente come la crisi dell’export provinciale coinvolga anche il sistema moda (tessile, abbigliamento e pelli: -11,1%), l’export di sostanze e prodotti chimici (-6,1%) e quello di apparecchi elettrici (gli elettrodomestici: -5,6%). Tra i principali settori dell’export piceno, quello dei prodotti in gomma e plastica (e altri prodotti delle lavorazioni di minerali non metalliferi) registra una sostanziale stazionarietà (-0,3%) che configura però una fase di difficoltà dopo che nel corso del 2024 era cresciuto di quasi il 36%. Tra le prime dodici voci dell’export piceno si registrano valori in crescita solo per prodotti alimentari, bevande e tabacco (+6,5%) e per computer, apparecchi elettronici e ottici  (+26,7%).

Con oltre 5.000 soci tra imprenditori, cittadini e pensionati e più di 2.500 imprese rappresentate, nel 2025 la CNA di Ascoli Piceno si è confermata l’associazione di categoria più rappresentativa di tutto il Piceno, costantemente presente sui tavoli istituzionali per condividere il punto di vista di artigiani e piccoli imprenditori sui temi più attuali per il territorio.
Tra i ricordi più significativi degli ultimi 12 mesi spicca indubbiamente il tutto esaurito al Teatro Filarmonici di Ascoli per l’Assemblea elettiva CNA Ascoli Piceno, nel corso della quale la presidente Arianna Trillini è stata riconfermata all’unanimità per il mandato 2025-2029. Con l’insediamento della nuova presidenza, la CNA ha intrapreso un percorso di consolidamento del lavoro svolto nell’ultimo mandato, ottenendo riconoscimenti importanti anche in ambito nazionale. Lo confermano la nomina di Arianna Trillini alla vicepresidenza CNA Marche e i quattro prestigiosi ruoli nazionali ricoperti da rappresentanti del Piceno: Doriana Marini presidente CNA Federmoda, Selene Re presidente CNA Giovani imprenditori, Tonino Scipioni presidente CNA Ristorazione e Barbara Tomassini nella presidenza di CNA Artistico e tradizionale.
Come da tradizione, la CNA di Ascoli Piceno ha confermato il suo impegno a sostegno del settore della moda sulla passerella di Fashion Mood. La sfilata che celebra le eccellenze sartoriali del Piceno ha fatto tappa nella Palazzina Azzurra di San Benedetto e in piazza Kursaal a Grottammare, in un doppio appuntamento che ha messo in risalto la creatività dei maestri artigiani del Piceno e delle nuove generazioni.
Come da sedici anni a questa parte, inoltre, la CNA ha promosso il progetto "Ori delle Dame", valorizzando le tradizioni artigianali locali con la consegna dei gioielli alle sei dame della Giostra di agosto.
Grazie alla disponibilità di imprenditori e pensionati, nel corso del 2025 il mondo CNA ha fatto ritorno sui banchi di scuola attraverso delle preziose occasioni di confronto tra addetti ai lavori di oggi e di domani, portati avanti in classe e nelle diverse iniziative di orientamento promosse dalle scuole del territorio.

Per le Marche, nell’ultimo Rapporto “Economie regionali” - Aggiornamento congiunturale, n.32 L’economia delle Marche - la Banca d’Italia rileva come l'economia marchigiana stia ancora attraversando una fase ciclica debole, con rilevanti elementi di incertezza ma anche con alcuni segnali incoraggianti. Nel primo semestre 2025, l'attività economica sarebbe cresciuta dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2024, in linea con l'Italia. Nell'industria, il calo dell'attività osservato a partire dal 2023 è proseguito, ma in attenuazione rispetto all'anno precedente. La flessione interessa ancora i comparti della specializzazione manifatturiera regionale e in particolare quello della moda; è inoltre diffusa soprattutto tra le imprese più piccole e meno strutturate. Alla debole dinamica del mercato interno si è associato un ulteriore calo delle esportazioni. L'incertezza sull'evoluzione della domanda, acuita dalle politiche commerciali degli Stati Uniti e dalle tensioni associate ai conflitti in atto, ha continuato a delineare un contesto poco favorevole per gli investimenti. 
L'attività nel settore delle costruzioni ha continuato a espandersi, anche se più moderatamente: terminato l'impulso della manutenzione straordinaria delle abitazioni, il Pnrr e la ricostruzione sono i due elementi trainanti per il comparto. Secondo un’indagine realizzata da Nomisma per CNA, sono 11 milioni le famiglie (54% del totale) che nei prossimi tre anni hanno intenzione di effettuare interventi di riqualificazione ed efficientamento energetico delle proprie abitazioni, ma 4,7 milioni di nuclei non dispongono delle risorse necessarie. 
Il terziario ha mostrato un andamento nel complesso positivo, sebbene con segnali di difficoltà soprattutto nel commercio. Nel turismo le presenze sono state superiori a quelle dello scorso anno, grazie al trend di visitatori stranieri confermato anche nel 2025. 
Tuttavia, nel primo semestre dell’anno è proseguita la contrazione del credito alle imprese, sebbene in misura più contenuta rispetto alla fine del 2024. Ad ogni modo, la flessione dei finanziamenti alle imprese di piccola dimensione ha continuato a essere marcata. 
Il potere d'acquisto delle famiglie ha beneficiato dell'aumento dei redditi nominali, anche in connessione con l'incremento occupazionale, ma è stato in parte frenato dalla ripresa dell'inflazione, che in regione è comunque risultata contenuta entro il 2%. La dinamica dei consumi è rimasta modesta, in linea con l'andamento nel Paese. I prestiti di banche e società finanziarie alle famiglie sono tornati a espandersi, così come le consistenze dei mutui immobiliari sono cresciute.

Con il 2026 ormai alle porte, per l’associazione è tempo di guardare al futuro e alle prossime sfide da affrontare, prima fra tutte quella dell’inverno demografico e della ricostruzione, due temi che specie nelle aree interne della nostra provincia risultano inevitabilmente legati a doppio filo e che necessitano della massima attenzione per non vanificare gli sforzi messi in campo negli ultimi anni per dare nuova linfa ai territori feriti dal sisma. 
Di fronte alla minaccia dello spopolamento e della desertificazione dei servizi, è evidente come il Piceno non possa permettere che questi luoghi, simbolo della storia, delle tradizioni ma anche del nostro dinamismo imprenditoriale, vengano abbandonati per sempre, anche alla luce dei considerevoli investimenti che sono stati portati avanti negli ultimi anni sia in ambito pubblico che privato. Anche per questa ragione, nell’anno del rinnovo degli organi statutari la CNA di Ascoli Piceno ha scelto di costituire un direttivo CNA Area Montana, un nuovo raggruppamento di interesse che avrà il compito di monitorare le dinamiche dell’entroterra e valorizzare il saper fare che da sempre caratterizza i nostri borghi, anche attraverso le opportunità a disposizione.
Pur in un quadro congiunturale che evidenzia una fase ciclica ancora debole, la CNA di Ascoli Piceno ritiene fondamentale evitare letture esclusivamente pessimistiche. Le attuali difficoltà non esauriscono il potenziale del nostro sistema produttivo, che continua a poggiare su competenze, saperi e capacità imprenditoriali diffuse, in particolare nel mondo dell’artigianato e della micro e piccola impresa, da sempre elemento di coesione economica e sociale del territorio.
Guardare al futuro significa investire con convinzione nelle nuove generazioni, accompagnando giovani imprenditori in percorsi di formazione, innovazione e passaggio generazionale. È in questo ricambio, nella contaminazione tra tradizione artigiana e nuove competenze, che il Piceno può ritrovare slancio e competitività, creando lavoro di qualità e contrastando lo spopolamento delle aree interne.
In questo scenario, assume un ruolo centrale il dialogo costante tra imprese, associazioni di rappresentanza e istituzioni. Dai bandi agli incentivi, dalle politiche per l’innovazione a quelle per la sostenibilità, gli strumenti a disposizione possono diventare leve efficaci di sviluppo solo se costruiti e calibrati ascoltando i reali bisogni delle imprese. La CNA di Ascoli Piceno continuerà a essere parte attiva di questo confronto, con l’obiettivo di garantire reali opportunità di sviluppo per il tessuto produttivo locale.
È il caso, ad esempio, della Zes, che grazie alla sinergia messa in campo dall’associazione e dai rappresentanti delle istituzioni è finalmente realtà anche nelle Marche. Dopo la chiusura della procedura a sportello per gli investimenti effettuati fino a novembre 2025, nel 2026 la nostra regione entrerà a far parte dello Sportello unico digitale per le attività produttive, un volano di sviluppo in grado di sostenere la competitività delle Pmi, attrarre nuovi investimenti e generare ricadute positive sull’occupazione.
L’associazione esprime inoltre apprezzamento per le modifiche presentate dal Governo alla legge di bilancio, con le quali aumenteranno le risorse al sistema delle imprese. In particolare, sono tutelati i diritti delle imprese che hanno presentato regolare richiesta per Transizione 5.0 entro il 27 novembre, accogliendo così la richiesta della Confederazione nell’ambito della rimodulazione del Pnrr. Giudizio positivo anche sull’allungamento della nuova Transizione 5.0 a tutto il 2028, mentre l’associazione rinnova la richiesta di mantenere la modalità del credito d’imposta per gli investimenti sotto la soglia dei 500.000 euro al fine di non escludere circa il 40% della platea dei potenziali beneficiari.
Di fronte a costi energetici sempre più alti, invece, l’associazione esprime rammarico per la mancanza di risposte sui contributi alle Cer nei comuni fino a 50.000 abitanti, con un drastico taglio delle risorse disponibili da 2,2 miliardi a 795 milioni che penalizza ingiustamente molte imprese che hanno avviato i relativi investimenti. 

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