In questo scenario, esiste una forza silenziosa ma instancabile che lavora ogni giorno al fianco dei giovani più fragili: il Centro di salute mentale, un presidio territoriale indispensabile che rappresenta un punto di riferimento per chi vive momenti di profonda sofferenza psicologica



Redazione

SAN BENEDETTO DEL TRONTO
Il grido di disperazione che proviene dai nostri ragazzi e dalle nostre ragazze, di ogni età e provenienza, è sempre più forte. Le comunità giovanili affrontano livelli di disagio sociale ormai impossibili da ignorare: isolamento, ritiro sociale, perdita di punti di riferimento, difficoltà nel costruire un’identità e nel riconoscere il proprio valore.

In questo scenario, esiste però una forza silenziosa ma instancabile che lavora ogni giorno al fianco dei giovani più fragili: il Centro di salute mentale (Csm), un presidio territoriale indispensabile che rappresenta un punto di riferimento per chi vive momenti di profonda sofferenza psicologica.

Sotto la guida del direttore generale Maraldo, con il supporto del primario della Uoc e del referente del servizio, il Csm opera grazie a un’equipe multidisciplinare altamente formata: medico, assistente sociale, psicologa, educatrice professionale e infermiera. Un gruppo che mette in campo competenze diverse, ma unite da un obiettivo comune: intercettare il disagio, ascoltare, sostenere e indicare una strada possibile verso la rinascita.

<<Non manca l’ottimismo e la consapevolezza delle sfide da affrontare - dice l’infermiere Cornacchia, sottolineando come gli anni di esperienza, l’aggiornamento costante e la costruzione di gruppi di lavoro coesi siano gli elementi che fanno davvero la differenza -. Le difficoltà non mancano, anzi: il disagio giovanile cresce, si trasforma, assume nuove forme. I modelli sociali ambigui, poveri di valori come solidarietà e reciprocità, rischiano di trascinare molti nel silenzio dell’invisibilità. Il ritiro sociale diventa spesso un abisso in cui i giovani cadono senza che la famiglia riesca a tendere una mano, perché schiacciata da senso di colpa, frustrazione e solitudine. Si attraversano veri e propri tunnel che durano anni, rubando la freschezza e la bellezza dell’adolescenza, spegnendo lentamente la luce delle nuove generazioni>>.

In questo contesto complesso, però, il servizio pubblico della salute mentale territoriale non arretra, e anzi rafforza il proprio impegno quotidiano.
Gli interventi sono molteplici, personalizzati e costruiti con cura:

- farmacologia di sostegno, quando necessaria;

- colloqui psicologici e interattivi, individuali e familiari;

- attività ricreative e laboratoriali, per favorire socialità e partecipazione;

- progetti educativi e percorsi di crescita personale, per alimentare autonomia e autostima;

- sostegni al reinserimento lavorativo, fondamentali per recuperare un ruolo attivo nella comunità.

Ogni percorso è pensato per coinvolgere il giovane, ma anche la famiglia, rafforzando la convinzione che insieme si può.

<<La strada tracciata è senza dubbio tortuosa - aggiunge l'infermiere del Nursing Up -, ma è anche illuminata da professionisti che non si stancano di credere nella possibilità di rinascita e cambiamento. Chi si rivolge al Csm non trova solo cure, ma una rete, un ascolto autentico, un luogo in cui non sentirsi più soli. Perché - conclude - la vera forza del servizio è stare ogni giorno accanto a chi, con coraggio, sceglie di farsi aiutare>>.

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