Filosofo e teologo, nacque il 5 maggio 1813 a Copenaghen in Danimarca, da Michael Pedersen (1756-1838), e dalla sua seconda moglie Ane Sørensdatter Lund (1768-1834)



di Giancarla Perotti

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Ogni volta che si torna a riflettere sul pensiero di un filosofo si percepisce di lui qualcosa di nuovo, per questo motivo quando si riprendono in mano le loro opere si fa sempre con molto piacere. Per poter meglio cogliere il pensiero di Søren Aabye Kierkegaard, che ci accompagnerà per un po’ di tempo, è essenziale conoscere la bibliografia.

Filosofo e teologo, nacque il 5 maggio 1813 a Copenaghen in Danimarca, da Michael Pedersen (1756-1838), e dalla sua seconda moglie Ane Sørensdatter Lund (1768-1834). Il padre ricco commerciante non aveva avuto figli dalla prima moglie, Kristine Røyen che morì nel 1796. Kierkegaard si allontanò raramente dalla sua città natale dove morì l’11 novembre 1855 a soli quarantadue anni. Fu l'ultimo di sette fratelli, cinque dei quali morirono prima che lui avesse compiuto i venti anni. Ricevette dal padre una rigida educazione cristiana, osservanza religiosa improntata al pessimismo e al sentimento del peccato e caratterizzata da una valutazione negativa della cristianità protestante della Danimarca del tempo che influenzò il giovane Kierkegaard sia emotivamente che psicologicamente.

La famiglia Kierkegaard era originaria di Saeding, nell’ovest dello Jutland considerata periferia delle periferie, un panorama piatto di lande, salmastre e brughiere con poche case sparse. Il cognome, composto da kirke che significa chiesa e gaard campo, quindi il campo della chiesa, indicava che erano mezzadri della chiesa, un lavoro questo che dava qualche certezza, ma non allontanava lo spettro della fame. Ma in danese Kierkegaard ha anche un altro significato: cimitero; un’ombra inquietante che si aggirerà come un monito nella famiglia. Il padre, Michael Pedersen, figlio di Peder, nasce nel 1756 e nella sua infanzia era dedito alla pastorizia e alla lettura dei salmi e come unico passatempo ascoltava i sermoni dei fratelli moravi, predicatori che giravano nelle più sperdute parrocchie annunciando pene infernali e risvegli spirituali. Ma a 13 anni l’adolescente Michael abbandona il paese, si trasferisce a Copenaghen presso uno zio che fabbricava di articoli di maglieria e circa dieci anni dopo aprì una bottega sua. Il Padre di Søren è dotato di un’abilità innata negli affari realizza in poco tempo un piccolo impero tessile, tanto che può permettersi, a soli 39 anni, di ritirarsi dal commercio e vivere di rendita al pari dei ricchi. Egli però non si interessò solo degli affari, sfruttando un’intelligenza fuori dal comune, riesce anche ad acquisire una vasta e approfondita cultura soprattutto in ambito filosofico e teologico. Nel 1784 si era sposato, ma solo dopo due anni la moglie muore senza che avesse dato alla luce figli. A restar incinta poco dopo è invece la domestica che si affretta a sposare. Il luteranesimo a cui il genitore aveva introdotto Kierkegaard, e in particolare il forte senso del peccato, spinsero il giovane Kierkegaard ad iscriversi, nel 1830, alla facoltà di teologia per diventare pastore, laureandosi dopo undici anni, con una tesi dal titolo “Sul concetto dell’ironia con particolare riguardo a Socrate”.  Dopo la laurea, il filosofo abbandonò l’idea di diventare pastore.

Quando il padre morì, ereditò una somma di denaro che gli permise di dedicarsi esclusivamente ai suoi studi senza dover lavorare per vivere. La vita di Kierkegaard appare infatti segnata da una paralisi, cioè una spiccata incapacità di decidere tra le alternative che si presentarono nella sua vita, una indecisione perenne che lo porta ad identificare se stesso come un contemplativo che osserva con distacco la vita sua e degli altri più che viverla scegliendo.

La vita privata di questo pensatore fu segnata da due episodi importanti: il rapporto conflittuale con il padre e la breve relazione con Regina Olsen. Le problematiche esistenziali sono alla base della vita e della filosofia di Kierkegaard, il quale si interessa del destino dell’uomo in base alle proprie scelte, per questo motivo possiamo inserire il nostro autore nel filone del pensiero esistenzialista. La vita di Kierkegaard fu segnata, sin dalla giovane età, da una spiccata vena malinconica introspettiva e da un grosso senso di colpa. Il filosofo pensava di avere ereditato, dal padre Michael, una grossa maledizione divina causata da una grave colpa. Infatti, dopo aver perso prematuramente la moglie e cinque dei sette figli, Michael credeva di essere caduto vittima di una maledizione. Secondo lui, la colpa di tale destino era di avere maledetto Dio, all’età di undici anni, incolpandolo della sua misera vita di pastore. Si pensa che Søren abbia mandato a monte il suo fidanzamento con Regina Olsen per non vedere ricadere questa maledizione anche sui suoi eventuali figli.

Nel 1840, dopo aver sostenuto un esame di teologia che lo abilitava alla carriera ecclesiastica, aveva compiuto un viaggio nello Jutland per rimettersi da una grave forma di esaurimento nervoso; improvvisamente decide di fidanzarsi con la diciottenne Regina Olsen, ma dopo poco circa un anno rompe il fidanzamento. Regina voleva sposarlo a tutti i costi, ma Kierkegaard fa il possibile per apparire disgustoso, in modo che cada su di lui la colpa della rottura del fidanzamento, decisione questa che rimpiangerà per il resto della vita. Regina Olsen si sposa poi con Frederik Schegel. Søren sperimentò sulla pelle di Regina molte idee filosofiche e in particolare le proprie teorie della seduzione. Nel 1841, a fidanzamento rotto, la donna sfiorò il suicidio. La Olsen ebbe rovinata la vita per il rancore che nutriva nei confronti di Kierkegaard tanto che quando egli morì rifiutò la parte di eredità che lui gli aveva lasciato. “Il lato esecrabile di un fidanzamento - scrive del resto Kierkegaard - è appunto quello etico. L’etica è altrettanto noiosa nella scienza che nella vita”

Subito dopo aver rotto con Regina compie un viaggio a Berlino per ascoltare le lezioni di Schelling, ma ne rimane profondamente deluso. Nel marzo del 1842 torna a Copenaghen e dà inizio a quella che sarà una vasta produzione letteraria. Kierkegaard possiede un temperamento scontroso, poco socievole, e conduce un'esistenza appartata. Gli unici fatti rilevanti della sua vita sono le gravi critiche che ha subìto dal giornale satirico "Il corsaro" che ha anche pubblicato più volte suoi ritratti di caricature. Un altro fatto che ha destato interesse sono state le polemiche che ha sollevato contro l'opportunismo e il conformismo religioso che Kierkegaard avrebbe compiuto nell'ultimo anno della sua vita, in una serie di articoli pubblicati nel periodico "Il momento": Kierkegaard accusava la Chiesa danese di essere mondana e di aver tradito gli insegnamenti originari di Cristo.

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