Domenica scorsa, 24 settembre, l'intitolazione tra la chiesa di Maria SS. dell’Addolorata e via Gramsci



Redazione

NERETO
Lo spiazzo di Nereto compreso tra la chiesa di Maria SS. dell’Addolorata e via Gramsci da domenica scorsa, 24 settembre, si chiama "Largo Elvira Mignini-Domenico Cianciarelli", persone di spicco che hanno arricchito di prestigio e onore la comunità neretese, grazie all’aiuto concreto ai più bisognosi. Elvira da presidente dell'Azione Cattolica di Nereto in età giovanile, come anche negli ultimi anni della sua vita quando non poteva nemmeno provvedere a sè stessa, ha sempre dato sostegno al prossimo come a esempio adottando, a distanza, orfani del terzo mondo.
Ha dedicato tutta la sua onorevole vita, ad aiutare le comunità in cui è vissuta, come anche quelle a lei più lontane.

<<È stato per me - ha detto il sindaco di Nereto Daniele Laurenzi - un piacere e un onore accogliere la richiesta di onorare la memoria dei coniugi Mignini-Cianciarelli, anche come nuovo tassello nel percorso intrapreso per la parità di genere nella nostra toponomastica. Un ulteriore spazio dedicato a una donna, in questo caso Elvira che è stata la prima emigrante, benefattrice, donna neretese alla quale abbiamo dedicato un largo, dinanzi a un luogo sacro a lei molto caro. Elvira - ha aggiunto il primo cittadino - con la collaborazione di Domenico, si prodigò in numerose opere di carità e di sostegno, di cui ne fece una ragione di vita, durante tutto il periodo di permanenza in Venezuela. La giornata è stata anche occasione per delle riflessioni sui fenomeni migratori dei popoli e per questo ringrazio don Massimo e don Dario, la Confraternita dell'Addolorata, il già onorevole Serafino Pulcini, l'ingegner Leonardo D'Ippolito dell'Associazione nazionale famiglie emigrate, le autorità militari presenti e non per ultimo il professor Francesco Cianciarelli, figlio di Elvira e Domenico>>.

Quest’ultimo, visibilmente commosso, ha ringraziato gli oratori, sottolineando <<quanto sia stata costellata di immensi sacrifici e rinunce la vita degli emigranti nel dover rinunciare alle abitudini, ai luoghi che li ha visti nascere, alla lingua, e ai sacri affetti>>.

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